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UNA PICCOLA ESPERIENZA MA UN GRANDE SALUTO,
VINCENZO
Suwon 11-4-2011 Quando l'acqua santa fa male e crea seri problemi...!
Come tipo mi sembra di essere molto abitudinario e pigro per certi aspetti. Ogni
cambiamento alla mia quieta routine mi da fastidio. Sono 20 anni che vivo nella
stessa citta; svolgo l’identico apostolato; incontro le medesime persone; percorro
le stesse strade. Ad essere sinceri in questa consuetudinarieta’ mi ci trovo bene.
Poco tempo fa, pero’, una telefonata ha sconvolto questo mio quieto vivere. “Padre
–mi disse il mio interlocutore- sono un armatore italiano ed ho comprato una nave in
Korea. Desidero con tutto il cuore che un ministro sacro la benedicesse e vorrei che
lei venisse per questo rito'.
“Ma e' distante da dove vivo io –replicai senza esitazioni-, poi ho tanto lavoro con
il centro dei barboni”. "Non si preoccupi padre, le pago il biglietto d'aereo cosi'
non si scomodera' piu’ di tanto - replico lui’-. “Si –dissi- ma ho tanti incombenze
con i miei poveri”. “Padre –continuo’ l’imprenditore- le faro' una bella offerta per
la sua attivita' pastorale”. Gia' la parola 'bella offerta’, visto le ristrettezze
economiche in cui mi trovo, aveva solleticato le mie oricchie...ma alzarsi presto,
prendere l'aereo stare fuori 2 giorni ...”No, mi dispiace –replicai- ho degli
impegni inderogabili con i ragazzi…non ho proprio tempo”. ”Padre –riprese- ci tengo
molto alla benedizione di un sacerdote. Per non farle perdere tempo al suo arrivo
all'aeroporto la faro' prelevare da un elicottero cosi' potra' tornare a casa in
serata”!
ELICOTTERO...io volare in un elicottero! IL SOGNO DELLA MIA VITA. Immediatamente
dimentico la mia indolenza nel muovermi, i miei doveri con i ragazzi, i poveri, la
mensa...tutto....”Si, si vengo” –mi affretto a rispondere- prima che l’impresario
cambiasse idea. Fantastico provare l'ebrezza di un volo in elicottero.
Il giorno stabilito per il rito prendo l’ aereo e giungo all'aeroporto di Busan nel
primo mattino. Li’ un elegante signore in doppio petto mi stava aspettando e nel
vedermi mi invita a seguirlo. Pochi centinaia di metri ed arriviamo in un grande
piazzale dove un elicottero AW 139 mi stava aspettando con i rotori in moto. Prima
di salire a bordo mi fermo. Osservo incantato quell’affascinante macchina nei suoi
colori lucidi e brillanti. La tocco con delicatezza e oserei dire con
devozione....e' vero, e' proprio un elicottero ed io vi sto per salire. Il cuore mi
batte forte forte!
Come per magia si stacca da terra e vola libero nel cielo: e’ incredibilmente bello.
Mi sento emozionato.
Poche decine di minuti di volo ed atterriamo in un piazzale antistante ad una super
petroliera (220 metri di lunhezza, 150.000 tonnellate di stazza). Mi sembra di
essere Alice nel paese dei balocchi...tutto e' cosi' inverosimile: un sogno da
favola.
La celebrazione inizia con l’inno nazionale. Ascoltando quelle note un brivido di
gioia e di orgoglio scende nel profondo del mio midollo. E’ da troppi anni che manco
dalla mia cara Italia. Poi i disorsi ufficiali, il varo della nave con la bottiglia
di champagne che si fracassa sulla prua, i fuochi d'artificio! E’ una grande festa.
Finito questa prima parte saliamo a bordo dell’imbarcazione dove il comandante,
orgoglioso del suo gioiello, ci spiega tutte le caratteristiche del vascello e le
varie apparecchiature elettroniche: antenne paraboliche, radiotelefoni VHF/UHF,
internet....e ci dice come questo colosso del mare e' gestito solo da computers,
radars, GPS, e navigazione satellitare. Bastano solo 2 persone per far navigare
questo gigante! Il compito del capitano e' solo quello di vigilare che non sorgano
indesiderate anomalie.
Quella montagna d'acciao e' un perfetto robot che sa come muoversi nell’immenso
oceano. Dopo questo breve brifieng il primo ufficiale annuncia a tutti gli ospiti
che ora e' arrivato il momento nel quale il sacerdote benedira' la sala comando. Non
mi pare vero. E’ arrivato il mio turno.
Sono orgoglioso di cio’ che mi accingo a fare: io, p. Vincenzo, benediro' nel nome
del Signore questo fantastica ammiraglia del mare vascello. Indosso i miei paramenti
e dopo aver pronunciato le dovute preghiere aspergo il ponte di comando con tanto
entusiasmo, vigore, forza e fede che verso fiumi d'acqua santa su quelle persone e
sulla nave. Mi sento un gigante, un potente della terra, un semi-dio: uno che ha
dato un'anima a quel freddo colosso. Sono felice e soddisfatto di me stesso.
Finita la cerimonia il capitano, con una faccia scura mi si avvicina e mi dice
cortesemente:" Padre, tutto quello che vede qui e' il massimo dell'arte elettronica
e costa milioni di euro, con tutto il rispetto per la ‘sua acqua santa’ se qualche
goccia e' caduta su queste apparecchiature lei puo' aver fatto milioni di danni. Per
carita' l’acqua santa e' l'acqua santa...ma io personalmete mi fido piu' di questi
computer, radar ed apparecchiature elettroniche che della sua pomposa benedizione. Se
ci sara' una prossima volta cerchi di essere piu' parsiminioso nell'aspergere il
posto di comando di una nave”.
A quelle parole mi sono sentito sprofondare. Uno tsunami di devastante forza sembrava
avermi travolto, distrutto, capovolto, ribaltato, annientato. Per me quel gesto era
segno di tutta la potenza di Dio che si riversava su quel vascello mentre per il
comandante era stato solo in segno di una grande preoccupazione. Poi riflettendo
bene su questa esperienza mi sono reso conto che
l'acqua santa e' un SEGNO. Questo e’ importante solo se introduce a quello che
PRETENDE DI SIGNIFICARE, RAPPRESENTARE...oppure puo’ essere una traccia
contradditoria se non comunica, se non conduce alla sorgente del suo nascere. Nel
caso della benedizione della petroliera per il capitano quell'acqua santa non e'
stata un segno legibile della protezione di Dio ma al contrario simbolo di una
grande angoscia.
Mi sembra che noi cattolici stiamo ancora troppe volte rincorrendo segni muti e
vecchi di secoli che sono insignificanti per tanti uomini e donne dei nostri giorni,
per la società moderna in cui viviamo. Mentre non scorgiamo i segni che il Padre ci
dona e che sono importanti per I nostril contemporanei. Ci impegnamo giorni e giorni
per preparare una bella processione di Gesu´ che passi trionfante e sontuosa per le
strade delle nostre citta’. Mentre pretendiamo di non vedere le processioni dei
poveri cristi che quotidianamente sfilano nei nostri quartieri…
Facciamo dispute teologiche e studi approfonditi per difendere abiti liturgici che
affondano le loro radici nell’antico impero romano; mentre non ci rendiamo conto
delle migliaia di persone che ogni giorno sono spogliate della loro dignita’ umana e
divina. Ci impegnamo in sante crociate per difendere simboli religiosi appesi qua e
là; mentre dimentichiamo che il segno religioso più importante che Dio ci ha donato
e’ la persona umana fatta a Sua imagine e somiglianza.(Gn 1,26). Si’, forse dovremmo
spendere piu’ denaro, fare piu’ studi, impegnarci in sante crociate per difendere
l’unico vero segno di Dio sulla terra: l’uomo vivente (Salmo 8). Questi e’
l’immagine piu’ autentica di Dio in mezzo a noi. Questi e’ il segno significante che
accompagna ogni persona sensibile, al di la’ del proprio credo o professione
religiosa, a Dio. Nella mia povera vita missionaria ogni volta che ho incontato una
persona nel suo intimo ho incontrato l’Uomo-Dio: Gesu’. Ed ogni volta che ho
incontrato Dio in una esperienza mistica di profonda preghiera ho incontrato il
Dio-Uomo: Gesu’.
Un missionario oblato, p. Charlie, in Indonesia , terra insaguinata da conflitti di
natura religiosa- ha avuto il coraggio di lanciare un grande progetto di
rinforestazione che da una parte da lavoro ai poveri dell’isola e dall’altra
contribuisce a proteggere le popolazioni dai terribili tsunami che devastano quella
regione. Uno protebbe obbiettare ma che c’entra questo con il compito di
evangelizzazione di un missionario.
Ebbene a questa idea, poco alla volta, hanno preso parte: islamici, induisti,
confuciani, buddisti e protestanti piu’ sei ministeri governativi. Si e’ rivelata
una formidabile iniziativa di unita’, pace e armonia tra culture e fedi diverse la’
dove fino a ieri si odiavano fino allo spargimento del sangue. In altre parole
questo progetto e´ diventato un segno-efficace, che parla agli uomini d’oggi, dell’
amore di Dio per i poveri, suoi prediletti, e della difesa della natura, creatura
benevolmente amata dal Signore.
Ogni volta che ci pieghiamo a curare le ferite aperte di una persona sofferente
diventiamo segno dell’amore sanante di Dio per ciascuno di noi.
Ogni volta che lottiamo per difendere una persona abusata nella sua dignita’
diventiamo segno vivo della forza salvifica di Gesu’.
Ogni volta che doniamo la vita agli inocenti sfruttati e maltrattati nella loro
dignita’ diventiamo segno comunicante della forza vitale dello Spirito Santo
presente in mezzo a noi.
Questa lettera desidera essere solo la condivisione della piccola esperienza di un
missionario che da 20 anni vive al fianco dei poveri.
Grazie delle vostre preghiere e del vostro aiuto economico. Buona Pasqua a tutti.
P. Vincenzo omi