Siamo ormai nell’imminenza del periodo quaresimale
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la Liturgia di questa domenica IX del tempo ordinario, contrassegnata ancora oggi dal color liturgico verde ( che poi non rivedremo più fino a Luglio) ci propone ancora un grande insegnamento di Gesù: come già altre volte (Mt.15,8 ) il Signore richiama i suoi ascoltatori alla necessità della coerenza fra il dire e il fare, ed invita ad aderire a Lui non solo con le parole ma anche con i fatti.

Parlare è sempre molto più facile che fare, e il fatto che il Signore vuole da noi è che gli facciamo dono della nostra volontà, perché solo così riuscirà a salvarci veramente, solo così riuscirà a condurci nel suo Regno per una strada che Lui solo consce.

 

Gli apostoli come tutto il popolo ebreo, istintivamente mettevano al primo posto l’apparenza che li giustificava e li qualificava; ed ecco il monito del Cristo:

 

“ Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?

Ma allora io dichiarerò loro: “ Non vi ho mai conosciuti:Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità.”

Le parole del Signore vanno messe in pratica, e quindi devono diventare fatto interiore espresso nell’esteriore mediante le opere.

I Giudei guardavano all’esteriore e persero l’interiore.

 

Ecco il grande insegnamento: dobbiamo amare nella verità.

 

Non si ama Dio dicendo “ Signore, Signore” e poi disobbedendo alla sua Parola

Non si ama Dio compiendo le opere senza avere l’amore.

Non si ama Dio partecipando alla Messa in modo formale, senza partecipazione della mente e del cuore.

Non si ama Dio quando si prega con il cuore assente perché non obbedisce alla verità di Dio.

Dire “ Signore, Signore” è precisamente nominare il nome di Dio invano,cioè senza amore, senza verità..

Nominarlo solo per essere notati,ammirati, come facevano i farisei ai lati delle piazze.

 

La grande legge promulgata da Gesù è quella dell’amore autentico, concreto, pratico, convinto, che si testimonia nel sacrificio di sé, nella pazienza, nella sollecitazione, nell’obbedienza alla Parola del Magistero della Chiesa, all’azione di governo della Chiesa.

Prima di celebrare un persona esaminiamone la pazienza, la docilità, l’obbedienza, così eviteremo di dare credito a chi dice” Signore, Signore”, nominando il nome di Dio invano.

Eviteremo di cadere noi stessi in un dire “ Signore, Signore”,senza avere nel cuore l’amore e l’obbedienza nel fatti e nella verità.

 

Dice S. Giovanni “ Amiamo coi fatti e nella verità”8 1 giov.3,18)

Senza i fatti tutto diventa ipocrita. La fede , vera, opera attraverso la carità ci dice Paolo( Gal.5,6), e sappiamo bene che cosa vuole la carità, vuole le opere.

 

Signore questo tuo insegnamento quanto mi riguarda!

Quando prego spesso lo faccio solo con le labbra.

Ti dico “Ti amo”, ma poi nel quotidiano faccio sempre prevalere il mio tornaconto, mi giustifico, cerco di far tacere la coscienza e vorrei in tutto giustificarmi con la mia esteriorità verso di Te.

Aiutami a mettere in pratica la tua legge dell’amore, senza riserve, senza ipocrisia.

E’ l’unica strada che mi porterà alla salvezza ed al premio eterno.

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