In questa seconda domenica di Avvento il personaggio dominante è Giovanni Battista, il cugino di Gesù.
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E’ chiamato Battista, perché dava il battesimo di penitenza. Predicava nel deserto della Giudea, vasta zona montuosa, detta “deserto“ solo nel senso di disabitata e incolta, sul versante orientale dei monti della Giudea, fino al Mar Rosso. Il rozzo vestito che indossava,richiamava alla penitenza e ricordava gli antichi profeti. Si nutriva di locuste, o cavallette, usate anche oggi dai beduini, dopo averle arrostite e private della testa, delle ali, e delle gambe. Giovanni utilizzava anche il miele selvatico che si trovava nelle fenditure delle rocce o degli alberi, ed anche dei datteri pestati. Invitava la gente alla confessione dei peccati che veniva fatta durante il battesimo, che consisteva in una abluzione per immersione nelle acque del fiume Giordano. Tutto ciò disponeva interiormente l’animo al cambiamento di vita ma non aveva la forza intrinseca dei sacramenti che saranno istituiti da Gesù Cristo. Il Battista si scaglia contro coloro che venivano al rito come ad una cerimonia puramente esteriore. E’ molto duro con i Farisei e Sadducei: “ …già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco..” In questo periodo di Avvento,come prima lettura viene sempre proposto un brano del profeta Isaia (ebr, Iesha = salvezza). E’ figlio di Amoz e quantunque di epoca posteriore ad altri profeti ( Amos- Osea), occupa il primo posto nel Canone per l’importanza dei suoi vaticini, l’ampiezza della sua opra e la sublimità dello stile. Nato forse verso il 768 a.Cr. e vissuto in Gerusalemme, apparteneva forse a famiglia nobile. Sposato ebbe almeno due figli, ai quali per ordine divino, impose dei nomi simbolici. La tradizione vuole che vivesse ancora sotto il regno dell’empio Manasse, il quale lo avrebbe ucciso facendolo segare nel mezzo con una sega di legno. E’ il profeta Isaia che annuncia il Bambino che nasce a Betlemme. Nel salmo responsoriale anche noi oggi cantiamo:” Vieni, Signore, re di giustizia e di pace”. Il Vangelo di questa domenica dovrebbe far riflettere ciascuno di noi! Ed il rimprovero di Giovanni Battista forse è indirizzato anche a me. Se Natale è sinonimo di festa esteriore, suoni, luminarie, dolci, regali, anche l’andare in Chiesa può essere sinonimo di puro formalismo, tradizione, esteriorità. Se riuscissi in questi pochi giorni a mettere un po’ di ordine nel mio cuore! E’ dentro di me che deve nascere la pace, la gioia vera, la serenità. Sentiremo risuonare continuamente l’invito agli uomini di buona volontà, che è sinonimo di rinunzia, sacrificio, determinazione. Proviamoci, anche se dovremo rinunciare a tante abitudini, frenare gli istinti, dominare i nostri risentimenti.. Arriva il Natale! Quanto vorrei sorridere esprimendo la gioia che emana dal mio cuore in pace con dio e con gli uomini. Fonte: www.viedellospirito.it
 

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