Purtroppo non esiste una
schedatura completa di tutto il materiale rinvenuto all'interno della
tomba, il François si riprometteva di redigerlo al suo ritorno a Vulci,
in novembre del 1857, ma ciò non gli fu concesso dalla sorte in quanto
morì improvvisamente a Firenze il 9 ottobre, e da quel momento iniziò
una graduale ed irrecuperabile dispersione del corredo della tomba.
Per capire come andassero le cose a quel tempo in tema di ritrovamenti
archeologici diremo solo che esisteva un contratto tra Torlonia
e François per cui tutto ciò che si fosse ritrovato doveva
dividersi a metà. Difatti nel 1860 tutto il materiale fu trasportato a Roma e si
pervenne alla divisione in due lotti, di presunto uguale valore, divisi tra il
Principe Torlonia ed il
Des Vergers (socio del François e procuratore degli
eredi).
Per gli affreschi fu riconosciuta la proprietà al principe Torlonia,
proprietario del fondo che poi incaricò Giacomo Succi, un esperto
del settore, di staccare le pitture per poi trasferirle a Roma. Di seguito il
documento di acquisto degli ori
della Tomba François da parte del Musée Napoleon III di
Parigi dove passarono poi al Louvre:
Dei settecento scudi pattuiti,
294 toccarono al Torlonia, 122 al Bruun,
per il restauro ed i restanti 284 al Des Vergers.
A destra pubblichiamo alcuni tra i più significativi
reperti in oro rinvenuti nella tomba con una sintetica
descrizione. Ma le cose belle trovate nella tomba non si
limitano naturalmente solo agli ori ed è doveroso citare
il bellissimo vasetto a forma di leone esposto oggi al
British Museum, ed il Rhyton in vernice nera
a forma di cavallo ed ancora il Kantharos sempre
conservati nello stesso museo. Notevole è poi l'anfora
attica a pitture rosse attribuita al pittore greco
Syleus conservata a Bruxelles presso i Musée
Royaux d'art e d'Histoire e che è uno dei reperti
più antichi rinvenuti nell'ipogeo di Vulci.
Gli ori
Anello in oro e corniola (2,7 cm)
Parigi, Louvre
Orecchini d'oro e pasta vitrea con pendente a
forma di grappolo d'uva (3,7 cm) Parigi, Louvre.
Collana d'oro ambra e granata (particolare) con
chiusure a forma di delfini. Parigi, Louvre
Orecchini d'oro e pasta vitrea con pendente a
forma di cigno. Parigi, Louvre
Kantharos in
vernice nera. Londra, British Museum
Vasetto a forma
di leone. Londra, British Museum
Anfora attica a
figure rosse. Bruxelles, Musée d'art e d'histoire
Rhyton a vernice
nera a forma di cavallo. Londra, British Museum
LE COPIE DEGLI
AFFRESCHI
La scoperta della tomba François suscitò una grande eco nel mondo
scientifico ed il problema della lontananza da Roma e le difficoltà di visitare
il monumento, murato subito dopo la scoperta, per motivi di tutela e
sicurezza,convinsero la Commissione Consultiva di Antichità e Belle Arti dello
Stato Pontificio (l'Unità d'Italia non era ancora completata) di commissionare
delle copie degli affreschi per poter divulgare al pubblico ed agli studiosi il
contenuto dell'arredo pittorico (la fotografia non era stata ancora inventata).
La scelta ricadde sull'artista Carlo Ruspi, già autore di
riproduzioni delle tombe dipinte di Tarquinia. Le copie vennero realizzate a
grandezza naturale a mezzo di lucidi posti sopra le pitture realizzando poi il
resto dell'opera, su un totale di 15 pannelli, in laboratorio. Per quanto
discutibili e discusse dal punto di vista artistico, le realizzazioni del
Ruspi restano importanti perchè sono l'unica documentazione certa, in loco,
ed a grandezza naturale, del ciclo pittorico prima del distacco degli affreschi
da parte del Principe Torlonia.
Le copie Ruspi
degli affreschi della Tomba François
Già prima del Ruspi, e poco dopo la scoperta della tomba, il
Des Vergers aveva in verità incaricato un artista, Nicola Ortis, di
eseguire copie delle pitture e questi le realizzò su scala ridotta 1:10 su un
totale di nove tavole a matita. Purtroppo i disegni dell'Ortis sono
andati perduti, restano però delle copie che riportiamo di seguito:
Copie dei disegni di Nicola Ortis
Molto più tardi, nel 1931, furono esposte al pubblico, presso il Museo
Archeologico di Firenze, nell'ambito di un progetto per la realizzazione della
pittura etrusca in fac-simile, delle copie delle pitture della tomba François
realizzate da Augusto Guido Gatti:
Due particolari
delle copie
di Augusto Guido Gatti
Le
foto sono tratte dal libro "La Tomba François di Vulci" a cura di
Francesco Buranelli, Edizioni Quasar 1987 e dalla
rivista Forma Urbis, n.1 del gennaio 2004.
I testi e le ricostruzioni digitali delle pareti sono di Giacomo
Mazzuoli