|
Nel 1857 il principe
Alessandro Torlonia, che nel novembre del 1855, con la
morte della Principessa di Canino divenne proprietario di tutte le tenute che furono di
Luciano Bonaparte, diede incarico al François di procedere
a degli scavi per ricercare l’ingresso del grande tumulo
della Cuccumella.
Il caso volle che all’inizio della campagna di scavo tutta la tenuta
della Badia fosse coltivata a grano e lo scavo della
Cuccumella
fu rinviato alla fine della stagione. Il François pose allora
la sua attenzione e le sue ricerche in località Ponte Rotto
e fu lì che, negli ultimi giorni dell’aprile di quell’anno
annotava:
|
Il "Vaso François" di Chiusi |
|
Vel Saties e Arzna (affresco della Tomba François) |
"...io mi trasferii nuovamente nella località
di Ponte Rotto presso il fiume Fiora, e fatte nuove perlustrazioni
arrivai ad un poggio di travertino, alle di cui falde furono
ritrovati da S.A. il principe Luciano molti e ricchi
sepolcri. Salito sulla sommità di esso, il nudo travertino
che da tutte le parti appariva, convincevami che non vi
potevano essere sepolcri,
quando in non lieve lontananza scopersi una lunga fila di
annose querce, la di cui verdeggiante chioma era prova
evidente di vegetazione floridissima, la quale non poteva
derivare che da una polpa di terra assai profonda.
Avvicinatomi
perciò a questo punto mi accorsi che purtroppo questa
lunga fila di alberi doveva occupare la strada di un grande
ipogeo, ed all’istante vi feci dar mano. Poche zapponate
bastarono a darci la certezza del mio pensiero, ed ordinai
al caporale di fare scoprire tutta la lunghezza della
strada, atteso che l’ipogeo
doveva essere della massima importanza, n6 bisognava
lasciare inosservata nessuna parte di esso.
I miei ordini furono eseguiti fino allo scrupolo, e dopo due
giorni di lavoro si potè desumere la lunghezza della strada
in palmi
150,
e la di
lei larghezza di
palmi dieci.
Dopo vari giorni di lavoro a 25 palmi dal
principio della strada medesima comparve un ceppo sepolcrale di
nenfro nero in una colonnetta quadrilatera che posava sopra
una base quadra, e in due lati di essa eranvi scolpite le
seguenti iscrizioni:
Il grande tumulo della
Cuccumella come appare oggi dopo i lavori di ricostruzione
|
|
François era cosciente di
essere prossimo ad una grossa scoperta, ma nei giorni
seguenti patì la delusione di constatare che la tomba era
sprofondata e forse in maniera tale da non permetterne più
l’accesso. Comunque non si perse d’animo e fece scavare un
buco tra le macerie, vi si inserì e scoprì che per fortuna
la parte crollata faceva parte di una grande camera che gli
Etruschi avevano costruito per isolare il resto della tomba
e proteggerla dall’umidità e dai crolli.
Dopo aver fatto ampliare l’apertura avvenne la grande scoperta ed
ecco come il socio del François, Des Vergers,
descrive le emozioni di quei primi momenti :
“Tutto era nello stesso stato del giorno in cui era stato murato
l’ingresso, e l’antica Etruria ci apparve come al tempo del
suo splendore. Sui letti funebri guerrieri in completa
armatura parevano riposarsi dalle battaglie combattute
contro i romani ed i galli. Per alcuni minuti vedemmo forme,
vesti, stoffa, colori: poi, entrata l’aria esterna nella
cripta dove le nostre fiaccole tremolanti minacciavano di
spegnersi, tutto svanì. Fu come lo scongiuro del passato, il
quale era durato lo spazio di un sogno e poi sparito, quasi
a punirci della nostra sacrilega curiosità”
Ma le sorprese non dovevano finire lì, quando gli occhi si
abituarono al buio apparve la meraviglia delle pareti
affrescate con immagini di sangue e scene selvaggiamente
mosse di figure in lotta mortale tra loro ed è questa, come
poi vedremo in seguito, la grande importanza della tomba
François, la scoperta e l’interpretazione delle pitture che
rappresentavano un fatto mitologico greco da una parte, ed
un fatto storico che riguarda la storia degli Etruschi e dei
Romani
dall’altra.
|
Sacrificio di eroi troiani, particolare dell'affresco |
|
Vai a parte seconda
|
|
|
|
|
Le foto sono tratte dal libro "La Tomba François di Vulci" a
cura di Francesco Buranelli, Edizioni Quasar
1987 e dalla rivista Forma Urbis, n.1 del gennaio 2004.
I testi e le ricostruzioni digitali delle pareti sono di Giacomo
Mazzuoli
|
|
|
|
|
|