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Non vi sto raccontando la storia di Capuccetto rosso ma dell’ultima volta che sono andato a trovare Mira. Anche qui c’è una foresta cupa ed un lupo feroce che divora tanti adolescenti sprovveduti ed innocenti. L’ultima volta che avevo incontrato Mira, questa bella ragazza di 32 anni, mi aveva manifestato il grande desiderio di voler mangiare delle fragole, ed ora eccomi sulla strada verso il Manicomio Provinciale (dove 2500 ospiti sono gentilmente costretti a vivere come in una prigione) con un delizioso cestino di fragole. Questo luogo, come una grande giungla buia e tetra, nasconde al suo interno un orco tremendo chiamato ‘disagio mentale’ che divora spietatamente tante giovani vite. Mira è ancora bella anche senza trucco e con la sbiadita divisa-pigiama che l’ospedale le impone di indossare. Quando mi racconta la sua storia mi vengono in mente i volti di decine di ‘amici’che ho incontrato in questi corridoi, sono racconti tutti simili. Una famiglia povera. Non mi è stato mai ben chiaro se perché il padre beveva ed erano poveri, o perché troppo poveri ed il padre beveva. Ricordi di botte alla madre, di liti feroci e di lividi sulla faccia portati per settimane, finché la madre esausta di questa non-vita, se n’è scappata senza una parola. Il padre lasciato solo con due bimbi piccoli si è risposato. La matrigna ha portato con se, insieme a tante pretese, anche un figlio suo. Mentre a questo erano riservate tante coccole ed attenzioni a Mira e suo fratello percosse, punizioni e pasti miserabili finché il fratello più grande, stufo ed arrabbiato se n’è andato di casa nessuno lo ha mai più cercato. Mira era una bimba fragile fisicamente e psicologicamente. Non ha retto a questa situazione ed i primi disturbi psichici si sono affacciati nella sua mente ad appena 14 anni. E?iniziato così il suo calvario tra uno ospedale e l’altro. La situazione è peggiorata sempre di più finché i genitori dicendo di non farcela e l’hanno portata al Manicomio con la promessa di farle visita ogni settimana e che, finita la cura, sarebbe ritornata subito a casa. Da allora sono passati ben 18 anni ed non ha mai più rivisto il volto dei suoi cari. Non è mai uscita da questo bosco oscuro e lentamente il brutto mostro della depressione ha divorato la sua giovane mente. Oggi avrà l’innocente gioia di poter mangiare delle ‘fragole rosse rosse’. Mentre il mio pulmino sta divorando i chiloimetri che mi separano dall’ospedale tanti pensieri si rincorrono nel mio animo. Quanto è distante questa moderna società dall’insegnamento di Gesù. Questi ci ha insegnato ad amare i poveri, i piccoli, gli abbandonati, i peccatori, perché di questi è il Regno dei Cieli (Mt 21,31; Lc 18,17). Mentre questa società rincorre solo i potenti, i ricchi, i belli, i forti, quelli che sono furbi ed hanno successo, pur sapendo che essi difficilmente entreranno nella Gloria di Dio (Mt 19,23; Lc 12,20). Lui ci ha invitato, come buoni pastori, ad andare alla ricerca della pecora smarrita, ferita, abbandonata tra i dirupi e le vie scoscese e difficili della vita (Lc 15,1s). Ma noi preferiamo stare nell’ovile ben recintato, protetto e riccamente arredato con i nostri amici fidati. Al sicuro dalle incertezze di un mondo devastato e pericoloso. Forse perché da tanti anni mi trovo a percorrere le strade sconnesse e pericolose, ed ormai, lontano dall’ovile confortevole, sento più forte che mai il grido di dolore, il pianto di disperazione di tanti uomini e donne (Nm 20,16) che mendicano una benda per le loro putride piaghe; una carezza per le loro struggente solitudine; una parola di conforto per il loro acuto dolore; un bicchiere di latte per i loro bimbi denutriti; un pugno di riso per i crampi della fame. Ed allora mi faccio mendico, in nome di questi fratelli, e vado a bussare ai portoni sfarzosi e lussuriosi dei ricchi. E quando mi sento dire che ‘’Purtroppo l’economia va male e non c’è da dividere’’, mentre sento giungere dall’interno le gozzoviglie e le risate grasse di chi, sazio e nauseato, banchetta spensieratamente (Lc 16,20).” “Il PIL non cresce e quindi non ci sono fondi sufficienti per i progetti sociali” mentre miliardi di euro sono lì pronti a finanziare guerre crudeli, egoistiche e meschine. MI ARRABBIO ed uno sdegno profondo nasce nel mio animo. Permettetemi di dire che non ci sto più a questo gioco ipocrita e bugiardo. NON VOGLIO più un esercito ‘hi-tec’ superbo e costosissimo per difendere il potere dei ricchi. VOGLIO assistenti sociali ed una casa di cura a dimensione umana per l’umile Mira. NON VOGLIO una gara velica che costa milioni di euro con la scusa di difendere i colori nazionali per far divertire i potenti e gli imprenditori annoiati. VOGLIO una ciotola di riso per i miei amici affamati che vivono sulla strada. NON VOGLIO più un apparato partitico dispendioso e burocratico, e, guarda caso, per il quale ci sono sempre fondi accessibili ed abbondanti. VOGLIO una casa famiglia per la piccola Sabina abbandonata dai genitori. |