Riflessioni di padre Vincenzo Bordo dalla Corea
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Natale 2012
 
L’unghia dell’alluce
destro mi si e’ INCARNITA e da alcune settimane mi provoca
un forte dolore a tutta la gamba. Penetrando nella cute, l’ha lacerata e fatta 
sanguinare
copiosamente. Se una piccola insignificante unghia, incarnendosi, provoca una
cosi’ grande sofferenza cosa avra’
significato per Gesu’, a Natale, INCARNARSI nella nostra
umanita’? Quale atroce ed incredibile tormento deve aver
provocato in Lui questo grande e misterioso 
processo di unione con il nostro essere: mettere da parte la Sua sublime
divinita’. Entrare nella nostra fragile vita. Farsi
avvolgere da essa. Lasciarsi squarciare e sanguinare per amore. E questo solo
perche’ dall’alto del suo beatifico
trono ha VISTO e ASCOLTATO il grido della nostra sofferenza. Quel nostro
straziante urlo non l’ha lasciato indifferente, lo ha
spinto ad abbandonare il suo felice e radioso paradiso ed entrare nel nostro
tenebroso abisso; nella nostra carne per dare un senso, una risposta, un aiuto,
la salvezza totale e integrale alla nostra povera e malconcia societa’.
 
Allora il Natale,
che e’ la celebrazione
dell’ Incarnazione di Dio nella storia, non e’ il dolce e romantico ricordo di un
bel Bambino, riccioluto e pasciuto
che e’ venuto con gioia e spensieratezza a far festa in
mezzo a noi ma e’ la risposta d’amore
di un Signore compassionevole e misericordioso che ha ascoltato il nostro grido
di dolore.
 
Sento suonare
alla porta e vado ad aprire. Davanti a me c’e’ un signore dai linementi ben curati
che porta sul fianco della cintura una forbice da potatura e (ed) un seghino.
Mi chiede di poter tagliare e sistemare gli alberi del nostro giardino. A me
sembra che non ce ne sia bisogno e quindi rifiuto la sua richiesta. Lui
replicando mi dice: “Ho bisogno di guadagnarmi la
giornata. Mi  dia questa opportunita’
”. A quelle parole lo lascio entrare e comincia il suo lavoro. In
un momento di pausa gli offro un caffe’ e ci mettiamo a
parlare. Mi racconta la sua penosa esperienza: ”Ero un
dirigente di una grande industria. Vivevo agiatamente ed avevo una bella casa
con un piccolo giardino proprio come questo. Per hobby il fine settimana lo
passavo curando il mio prato ed i fiori. Cosi’, a poco a
poco, ho imparato questa arte. Quando la fabbrica e’
fallita mi hanno licenziato in tronco. All’imprivviso mi
sono trovato senza lavoro e con tre figli giovani da mantenere. Ho provato ha
fare tante domande qui e la’ ma nessuno, vista la mia eta’ non piu’ giovane, mi ha
accettato. Dovendo
sostenere la mia famiglia mi sono messo a fare questo lavoro. Alcune volte
riesco a guadagnarmi la giornata altre volte invece trovo solo porte chiuse.
Quelle sere non vorrei tornare a casa…mi vergogno di non
poter offrire niente ai miei amati”.
 
Ogni mattina
uscendo di casa incontro immancabilmente la signora che consegna il latte porta
a porta nel nostro quartiere. E’ da anni che ci conosciamo e per questo ci salutiamo
sempre con
cordialita’. Una volta ha iniziato a raccontarmi la sua
pietosa storia:  “Mio
marito lavorarva e guadagnava uno stipendio che ci faceva vivere dignitosamente.
Ma una mattina all’improvviso egli venne colpito da una
paralisi. Mesi e mesi di dolore e di costose cure soltanto per recuperare, in
parte, l’abilità motoria. Nel frattempo ho cercato  un impiego ma accudire mio
marito infermo e
lavorare erano due realta’ che non si conciliavano. Cosi’ ho trovato questa
occupazione precaria che pero’
mi da vivere e sostenere la mia famiglia”.
 
Penso, anche, ai
miei amici che con il loro carrettino girovagano tutto il giorno per le strade
della citta’
raccogliendo solo poverta’, solitudine e disprezzo.
 
Quante realta’ di afflizioni intorno a noi e noi
nemmeno ce ne accorgiamo! Il Natale, che non e’ una
fantasiosa fiaba  o un tempo di goliardia
e di regali, diventi l’occasione giusta, per noi, che ci
diciamo seguaci di Gesu’, per aprire il cuore. VEDERE ed
ASCOLTARE il grido dei mali di tanti uomini e donne che patiscono intorno a
noi. INCARNARCI nel loro dolore; farci compartecipi in qualche modo della loro
sofferenza. CONDIVIDERE con loro quello che possediamo: tempo, denaro,
interesse, preghiera e la vita stessa impegnandoci nel volontariato.
 
Se ognuno di noi
vivesse cosi’ il giorno
di Natale nel cielo dell’umanita’ si
accenderebbero migliaia di splendenti comete, VERE E BELLE che riscalderebbero
il cuore di tutte quelle persone che attendono consolazione e speranza, stelle
che con la loro luce renderebbero meni cupi i difficili momenti che tutti noi
stiamo attraversando.
 
Buon Natale a
tutti voi e in particolare alle persone che 
voi amate.
 
                                          p. Vincenzo Bordo OMI

 

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