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Quando dalla loggia di San Pietro si udì il grido “ habemus papam” e furono lette le tue generalità, era difficile pronunciare il nome di un Papa venuto da lontano.
E sei stato per ventisette anni al timone di quella barca, la Chiesa, che nei secoli è stata più volte investita dalle tempeste del male, in procinto di affondare ed è invece ancora viva ed efficiente, dopo duemila anni di vita.
Ho avuto il privilegio, rarissimo nella vita, di stare al tuo fianco per una intera giornata, in una delle tue visite pastorali alle diocesi italiane.
Rimasi colpito dalla tua personalità, dal tuo incedere maestoso ; trasmettevi a tutti sicurezza e bontà, con i tuoi occhi penetranti e con sulle labbra sempre un cenno di sorriso.
Quando dopo un pasto frugale, insieme a tutti i sacerdoti, percorrevamo i lunghissimi corridoi del seminario regionale, per accompagnarti in camera per un brevissimo riposo, fuori della ufficialità, appoggiasti la tua mano sulla mia spalla e caracollavi, strusciando i piedi dalla stanchezza.
Ti portai il caffè in camera, pioveva in continuazione; era il 27 Maggio 1984 e mi dicesti:” ma cosa succede a Viterbo, piove sempre..”.
Quando inaugurasti, in forma privata, il Centro per le comunicazioni sociali, con la benedizione ai vari macchinari, Mons. Monduzzi ti sussurrò nell’orecchio: ”Santità un centro così ancora non lo abbiamo in Vaticano” e tu rispondesti “Sarà il pulpito del domani”.
Visionasti su un monitor un trasporto della macchina di Santa Rosa degli anni passati, e mi dicesti: “..ogni tanto ricordami il nome Rosa..”
E poi via di nuovo con un cerimoniale e un protocollo rigidissimo, senza evidenziare nessun segno di stanchezza.
Alla sera assistesti al trasporto della macchina di Santa Rosa e commentando l’evento straordinario, invece di Rosa, la chiamasti Rita e facesti esplodere la piazza gremitissima di giovani, quando dicesti:” ho ripetuto per tutto il giorno Rosa e poi ho detto Rita…”.
13 Maggio 1981: le forze del male si scatenarono contro di Te,attentando alla tua stessa vita, in piazza San Pietro.
Ti aggrappasti alla tua Madonnina e la supplicasti: “ mamma mia celeste, aiutami, salvami..”
E cominciò il tuo calvario di sofferenze fisiche, con interventi operatori e convivenza con il dolore; era il tuo contributo per l’aurora di un mondo nuovo, che per Te doveva passare per realizzarsi, inevitabilmente attraverso i tuoi giovani, che amavi tanto ed ai quali lanciasti il messaggio “ abbiate coraggio”.
2 Aprile 2005, si chiude la tua vita terrena, con un mondo intero che pianse per la tua morte.
Anche io con il cuore gonfio di ricordi e sentimenti, gridai con tutto il popolo “santo subito” e lo sei eternamente lassù nello stupendo scenario del Paradiso.
Don Lucio Luzzi