Angelo Altieri progettò la costruzione di un importante centro
religioso nelle immediate vicinanze del castello e del borgo di
Monterano e commissionò il progetto a Gian Lorenzo Bernini che lo
portò a termine in soli due anni. Destinato ai Padri delle Scuole
Pie il Convento in realtà fu preso in carico dieci anni dopo dai
frati Agostiniani Scalzi che curarono, tra l'altro, anche
l'assistenza medica agli abitanti. Il convento e la chiesa dedicata
a San Bonaventura vennero abbelliti di opere d'arte e di preziose
reliquie. L'edificio sacro è a pianta centrale con
quattro cappelle con volte a vela: era originariamente dotata di
due campanili e di un tetto ottagonale sormontato da una lanterna.
Si erge ancor oggi imponente sul piccolo altopiano chiudendo
l'ampio spazio che si affaccia oltre la porta nella cinta muraria
del borgo.
Di fronte al sagrato c'era una fontana ottagonale (quella sul
posto è una copia, l'originale è sulla Piazza del Comune). Il
convento passò poi ai Secolari e da questi agli eremiti del Monte
Senario, in uno scenario, comunque, di progressivo abbandono.
Nell'estate del 1799 il piccolo borgo, ormai quasi del tutto
deserto anche a causa del diffondersi della malaria, durante una
disputa tra tolfetani e monteranesi dovuta alla fornitura di una
partita di grano, rifiutata da questi ultimi, il borgo ed il
convento vennero saccheggiati dalle truppe francesi a servizio
della Repubblica Romana e ciò segnò il definitivo abbandono
dell'abitato.
Il grande, forse secolare, albero di fico che sorge al suo interno
è il simbolo di questo connubio tra architettura e natura, tra
abbandono e recupero che fa di Monterano un posto dalle
caratteristiche davvero speciali. |