La Chiesa e il Convento di San Bonaventura

 

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di Giacomo Mazzuoli

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Angelo Altieri progettò la costruzione di un importante centro religioso nelle immediate vicinanze del castello e del borgo di Monterano e commissionò il progetto a Gian Lorenzo Bernini che lo portò a termine in soli due anni. Destinato ai Padri delle Scuole Pie il Convento in realtà fu preso in carico dieci anni dopo dai frati Agostiniani Scalzi che curarono, tra l'altro, anche l'assistenza medica agli abitanti. Il convento e la chiesa dedicata a San Bonaventura vennero abbelliti di opere d'arte e di preziose reliquie. L'edificio sacro è a pianta centrale con
quattro cappelle con volte a vela: era originariamente dotata di due campanili e di un tetto ottagonale sormontato da una lanterna. Si erge ancor oggi imponente sul piccolo altopiano chiudendo l'ampio spazio che si affaccia oltre la porta nella cinta muraria del borgo.

Di fronte al sagrato c'era una fontana ottagonale (quella sul posto è una copia, l'originale è sulla Piazza del Comune). Il convento passò poi ai Secolari e da questi agli eremiti del Monte Senario, in uno scenario, comunque, di progressivo abbandono. Nell'estate del 1799 il piccolo borgo, ormai quasi del tutto deserto anche a causa del diffondersi della malaria, durante una disputa tra tolfetani e monteranesi dovuta alla fornitura di una partita di grano, rifiutata da questi ultimi, il borgo ed il convento vennero saccheggiati dalle truppe francesi a servizio della Repubblica Romana e ciò segnò il definitivo abbandono dell'abitato.
Il grande, forse secolare, albero di fico che sorge al suo interno è il simbolo di questo connubio tra architettura e natura, tra abbandono e recupero che fa di Monterano un posto dalle caratteristiche davvero speciali.

 
 

 

 

 

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