Paolo III Farnese, un papa casa e chiesa
Al servizio della stirpe |
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Parte Seconda |
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di
Giuseppe Moscatelli |
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Artefici del proprio destino
Il nonno paterno di Alessandro era Ranuccio Farnese "il Vecchio", storico
pater familias del nuovo corso della dinastia: colui che
nel 1449 edificò sull'isola Bisentina il bel sepolcro dinastico,
realizzato da Isaia da Pisa, giusto in tempo per esservi sepolto
l'anno successivo. Sua nonna, la moglie di Ranuccio, era Agnese
Monaldeschi, di antica e nobile stirpe orvietana.
Alessandro aveva quattro fratelli: Angelo, Girolama, Bartolomeo
e Giulia.
Angelo, destinato a perpetuare il mestiere di famiglia - il mestiere
delle armi - per rinverdirne i fasti, morì tuttavia
prematuramente. Non lasciò figli e la sua giovane moglie, la
dolce Lella Orsini, entrò in convento per onorare un patto
d'amore: anche il marito si era obbligato a tanto, qualora fosse
rimasto vedovo.
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Papa Eugenio IV e Ranuccio il
Vecchio
in un affresco della Rocca
Farnese di Capodimonte |
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Tomba di Ranuccio Farnese il
Vecchio
sull’Isola Bisentina a Capodimonte (VT) |
Girolama ebbe un destino ben più
tragico. Rimasta vedova del fiorentino Puccio Pucci sposò in
seconde nozze Giuliano Orsini (ancora un Orsini!): odiata dal
figliastro Giovan Battista, che temeva di veder intaccata
l'eredità paterna, fu da questi calunniata con la falsa
attribuzione di infedeltà coniugali e quindi, ad ogni buon
conto, sgozzata.
L'altro fratello, Bartolomeo, secondo taluni fu colui che diede origine
al cosiddetto ramo di Latera, i cui esponenti sono stati
perlopiù ritenuti alla stregua di cugini di campagna, parenti
poveri della nobile schiatta. Anche se, ironia della sorte,
il "Ducatino" di Latera e Farnese ebbe l'ardire di sopravvivere
di qualche decennio al ben più titolato Ducato di Castro, vanto
del casato, tanto che il titolo di “Duchi di Castro” rimase come
primo appellativo per gli illustri epigoni di casa Farnese,
nonostante i celebrati fasti padani del Ducato di Parma e
Piacenza.
E infine Giulia, detta "la bella", il cui epiteto storico - diventato
parte integrante del suo stesso nome - lascia ben intendere
quali fossero le sue qualità preminenti, e di cui avremo ben
modo di occuparci in seguito.
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Una vita segnata quella di Alessandro,
destinato fin dalla nascita a intraprendere la carriera
ecclesiastica, per dar corpo alle ambizioni di famiglia. La
madre, specialmente, non dimenticava di essere una Caetani e non
disperava di riagguantare per il figlio quel soglio di Pietro
che i suoi avi avevano già espugnato. Anche suo padre Pierluigi,
in fondo, non disdegnava l'idea: andata a buon fine, dopo una
secolare rincorsa, la prima fase dell'ascesa familiare, era
giunto il momento della consacrazione definitiva. I Farnese,
ormai accolti nei ranghi alti della nobiltà italiana in virtù
delle loro ricchezze, delle loro qualità militari e di alcuni
matrimoni ben azzeccati, dovevano ora far breccia e insediarsi
ai massimi livelli anche nell'ambiente ecclesiastico, strada
obbligata per chi voleva farsi aristocratico romano.
D'altronde non erano sempre stati di rigorosa fede guelfa? E le loro
prime fortune, gli amati feudi della Tuscia, non erano forse
venuti per privilegio papale? E Ranuccio il Vecchio, il
rifondatore della dinastia, non era forse stato Gonfaloniere di
Santa Madre Chiesa?
La Chiesa era la loro casa: difendendo l'una si difendeva l'altra. Un
prevedibile destino gravava su Alessandro: diventare un papa
casa e chiesa. |

Stemma di Ranuccio Farnese il
Vecchio
sul suo monumento funebre |
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