
La tavola di Cortona (Lato A)
(Cortona, Museo dell'Accademia
Etrusca)
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Nelle complessive 40 righe e
206 parole viene probabilmente descritta una transazione di vendita
di terreni risalente al III – II secolo a.C. o, come ritiene
Massimo Pittau, un atto di arbitrato su una eredità contestata.
L'ipotesi al momento più fondata è che la "Tavola di Cortona"
racconti di una transazione tra la famiglia Cusu, di cui farebbe
parte il personaggio Petru Scevas, da una parte, e un gruppo di
quindici persone, dall'altra. È stato decodificata anche una serie
di numeri: il 10 (sar), il 4 (sa) e 2 (zal), che potrebbero
indicare quantità di cose o estensioni di terreno. È possibile,
secondo Agostiniani, che si tratti dell'atto di vendita di un
terreno da parte dei latifondisti Petru Scevas e Cusu a piccoli
proprietari compratori. Sulla "Tavola di Cortona" compaiono tre
elenchi di nomi: il primo rappresenta i venditori, il secondo i
compratori e il terzo i garanti della regolarità del contratto. I
garanti del contratto erano il magistrato supremo e i figli e i
nipoti delle due parti. Ciò significa che nel diritto orale
etrusco, chi garantiva la regolarità del contratto e i pagamenti
non lo faceva solo per sé, ma anche per i suoi discendenti.
Insomma, in caso di disgrazia o di insolvenza, il figlio o il
nipote doveva garantire l'esecuzione del contratto. All’epoca gli
atti venivano evidentemente trascritti su materiale pregiato e
conservati negli archivi dei notai. Che la Tavola provenisse dallo
schedario di un notaio è praticamente certo, lo testimonia il
manubrio che la sormonta e soprattutto la capocchia con cui termina
il manubrio. Questa capocchia ci dice che essa serviva per estrarre
con la mano la Tavola di bronzo da una serie di altre tavole
simili, inserita in qualche cassetta assieme con altre, componenti
un autentico "schedario", quello di un "archivio notarile". |