Arezzo
fu una delle città più interne dell’Etruria e forse fece parte della
dodecapoli etrusca, la lega politico-religiosa delle 12 città etrusche
più importanti. La sua posizione strategica, su un colle alla confluenza
di tre valli, ne ha sicuramente determinato lo sviluppo che la città
visse tra il VI e il V secolo a.C. La città estrusca occupava il luogo
dove oggi sorgono la Fortezza e il Duomo ed era cinta originariamente da
mura costruite con blocchi di pietra sovrapposti a secco. Nel V secolo
a.C. Arezzo si distingueva per la produzione di pregiate terrecotte
architettoniche ed in seguito gli artisti locali eccelsero anche nella
bronzistica producendo capolavori come la Chimera , la Minerva e
l’Aratore. La Chimera fu scoperta nel 1553 durante la costruzione delle
mura medicee e forse faceva parte di un gruppo comprendente anche
Bellerofronte, che nel mito uccise la Chimera, e il cavallo alato Pegaso.
L’opera, datata intorno al IV secolo a.C. reca sulla zampa anteriore
destra l’iscrizione Tinscvil ( dono votivo a Tin).
Nel
corso del IV secolo a.C. Arezzo fu teatro di vere e proprie lotte di
classe con la sommossa contro la famiglia dominante in città, quella dei
Cilnii, cui venne in soccorso con successo il console romano
Valerio Massimo. Arezzo stipulò un trattato di alleanza con Roma nel 294
a.C. e fornì copiosi aiuti per la spedizione di Scipione l’Africano
contro Cartagine. Tra il 60 a.C. e il 70 d.C. la città era specializzata
nella produzione di una ceramica a superficie rossa, famosa e ricercata
in tutto l’Impero romano. Il declino delle officine aretine e
dell’economia di Arezzo fu determinato dalla concorrenza delle botteghe
dell’Italia settentrionale e della Gallia.
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La famosa Chimera di
Arezzo, bronzo etrusco del IV secolo a.C. Firenze, Museo Archeologico
Nazionale |
"L'aratore" (IV secolo a.C.) bronzo di
produzione aretina. Roma, Museo di Villa Giulia |
Arezzo ospita oggi il
Museo Archeologico "Gaio Cilnio Mecenate" situato all’interno
dell’ex monastero dei monaci Olivetani di S. Bernardo, costruito a
sua volta su resti dell’Anfiteatro Romano (prima metà II sec. d.C.).
Numerosi sono gli oggetti che attestano l’importanza del centro e del
territorio di Arezzo nel periodo etrusco: Il cratere attico a figure
rosse di Euphronios (500 a.C.) e l’anfora del pittore di
Meidias, una collezione di oreficerie (orecchini, fibule, un
diadema aureo) provenienti da sepolcreti della città, in particolare
dalla necropoli di “Poggio del Sole”, posta a sud-est, una
lastra decorativa policroma del frontone di un tempio scoperto in
città, presso piazza S. Jacopo, busti fittili e teste che ritraggono
personaggi maschili, femminili e volti di bambini provenienti dalla
città e in particolare dal santuario di Castelsecco. |
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