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di Giacomo Mazzuoli

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Arezzo


Arezzo fu una delle città più interne dell’Etruria e forse fece parte della dodecapoli etrusca, la lega politico-religiosa delle 12 città etrusche più importanti. La sua posizione strategica, su un colle alla confluenza di tre valli, ne ha sicuramente determinato lo sviluppo che la città visse tra il VI e il V secolo a.C. La città estrusca occupava il luogo dove oggi sorgono la Fortezza e il Duomo ed era cinta originariamente da mura costruite con blocchi di pietra sovrapposti a secco. Nel V secolo a.C. Arezzo si distingueva per la produzione di pregiate terrecotte architettoniche ed in seguito gli artisti locali eccelsero anche nella bronzistica producendo capolavori come la Chimera , la Minerva e l’Aratore. La Chimera fu scoperta nel 1553 durante la costruzione delle mura medicee e forse faceva parte di un gruppo comprendente anche Bellerofronte, che nel mito uccise la Chimera, e il cavallo alato Pegaso. L’opera, datata intorno al IV secolo a.C. reca sulla zampa anteriore destra l’iscrizione Tinscvil ( dono votivo a Tin).

Nel corso del IV secolo a.C. Arezzo fu teatro di vere e proprie lotte di classe con la sommossa contro la famiglia dominante in città, quella dei Cilnii, cui venne in soccorso con successo il console romano Valerio Massimo. Arezzo stipulò un trattato di alleanza con Roma nel 294 a.C. e fornì copiosi aiuti per la spedizione di Scipione l’Africano contro Cartagine. Tra il 60 a.C. e il 70 d.C. la città era specializzata nella produzione di una ceramica a superficie rossa, famosa e ricercata in tutto l’Impero romano. Il declino delle officine aretine e dell’economia di Arezzo fu determinato dalla concorrenza delle botteghe dell’Italia settentrionale e della Gallia.

 

 

La famosa Chimera di Arezzo, bronzo etrusco del IV secolo a.C. Firenze, Museo Archeologico Nazionale

"L'aratore" (IV secolo a.C.) bronzo di produzione aretina. Roma, Museo di Villa Giulia

Arezzo ospita oggi il Museo Archeologico "Gaio Cilnio Mecenate" situato all’interno dell’ex monastero dei monaci Olivetani di S. Bernardo, costruito a sua volta su resti dell’Anfiteatro Romano (prima metà II sec. d.C.). Numerosi sono gli oggetti che attestano l’importanza del centro e del territorio di Arezzo nel periodo etrusco: Il cratere attico a figure rosse di Euphronios (500 a.C.) e l’anfora del pittore di Meidias, una collezione di oreficerie (orecchini, fibule, un diadema aureo) provenienti da sepolcreti della città, in particolare dalla necropoli di “Poggio del Sole”, posta a sud-est, una lastra decorativa policroma del frontone di un tempio scoperto in città, presso piazza S. Jacopo, busti fittili e teste che ritraggono personaggi maschili, femminili e volti di bambini provenienti dalla città e in particolare dal santuario di Castelsecco.
Cratere di Euphronius. Arezzo, Museo Archeologico Minerva. Bronzo di produzione aretina. Firenze, Museo Archeologico Nazionale
 
 
   
   
 
La sede del Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo
 
 
 
 

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