Sabato 20 maggio alle ore 18 all'Arancera
Dopo la storia della musica, dello spettacolo, dello sport e del teatro di Canino, Enzo Cantelmo ci presenta un altro appassionante lavoro che riguarda la storia dell’agricoltura a Canino dal 1800 ad oggi. Si tratta della cronaca fedele di questi due secoli, ricavata dai documenti e dalle testimonianze dirette e dai ricordi delle donne e degli uomini il cui destino è stato legato imprescindibilmente alla produttività della terra. La vita dell’agricoltore è ed è sempre stata difficile e piena di sacrifici; all’inizio del XIX secolo, quando Canino faceva parte dello Stato Pontificio, doveva esserlo ancora di più: la presenza del grande latifondo e la sua scarsa imprenditorialità, lo sfruttamento della manodopera, l’arretratezza culturale, le precarie condizioni di vita e la malaria disegnavano un quadro a dir poco sfavorevole. Nel 1808 avviene una prima, importante svolta, che determinerà importanti cambiamenti nei decenni successivi che coinvolgeranno anche il mondo agricolo. Luciano Bonaparte, il fratello di Napoleone, ormai esiliato in Italia a causa dei contrasti con l’Imperatore, acquista dalla Camera Apostolica oltre 8000 ettari di terreni agricoli, la gran parte del territorio di Canino. I cambiamenti naturalmente non furono immediati, anche perché colui che divenne il Principe di Canino era più interessato al forno fusorio e all’attività di scavo e commercializzazione dei reperti etruschi di Vulci che allo sviluppo delle sue attività agricole. La presenza di un personaggio che era pur sempre stato un protagonista della Rivoluzione Francese produsse però uno sconvolgimento negli ideali della borghesia caninese che portò alcuni suoi componenti ad essere persino figure di spicco della Repubblica Romana del 1848: il conte Valentini, che fu anche ministro, Carlo Luciano Bonaparte e Costantino de Andreis. Fu proprio quest’ultimo che prese un’iniziativa veramente rivoluzionaria per l’epoca: da priore del comune di Canino, nel 1858, propose ed ottenne di concedere in enfiteusi perpetua, agli agricoltori del paese, buona parte dei terreni di proprietà del comune che erano stati fino ad allora nella disponibilità dei bovattieri per il pascolo. Enzo Cantelmo, per questo suo meritorio lavoro, si è avvalso dell’opera Canino nel secolo XIX di Gismondo Galli, ha consultato l’archivio storico del comune di Canino e l’archivio di Stato di Viterbo e, per i tempi più recenti, ha intervistato decine di protagonisti del mondo agricolo, producendo una preziosa raccolta di testimonianze dirette che rendono l’idea dell’evoluzione e dello sviluppo agricolo del nostro paese. È stato importante anche l’apporto dell’ARSIAL, l’ex Ente Maremma, nel fornire materiale fotografico oltre a preziose informazioni riguardanti la più importante riforma agraria del dopoguerra. Risulta commovente l’elenco dei nomi delle donne e degli uomini, alcuni scomparsi di recente, che hanno ricoperto i vari incarichi nel sostegno allo sviluppo dell’attività agricola e di quelle ad essa sussidiarie. Tutto ciò ha richiesto uno sforzo comune, individuale e collettivo, per il miglioramento delle condizioni di vita e dell’economia del paese: si pensi alla diga sul Timone, 7 ai casali dell’Ente Maremma, al borgo di Roggi, con la sua chiesa e la sua scuola, alle strade rurali. Non poteva mancare uno sguardo sul passato più recente e sul presente, con lo sviluppo della cooperazione agricola, il riconoscimento dell’Olio DOP di Canino e l’introduzione di nuove colture quali l’asparago e le mandorle. Un mondo, quello dell’agricoltura a Canino, sempre in evoluzione e al passo con i tempi, per garantire, pur tra mille difficoltà, un adeguato benessere a tutta la comunità