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La Tomba di Iside

  La Grotta o Tomba di Iside, scoperta nel 1839 da Luciano Bonaparte nella Necropoli della Polledrara presso Vulci, è stata definita dal Dennis, per importanza ed interesse: “seconda solamente alla Tomba Regolini-Galassi di Cerveteri”.
 

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Statuina di marmo raffigurante
la prima gentildonna
(British Museum, Londra)
 

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Busto in bronzo
della seconda gentildonna        
       (British Museum, Londra)


Il motivo di tale considerazione non è da ricercarsi nella costruzione (un’anticamera e tre stanze interne), la Tomba infatti una volta recuperati i reperti fu subito ricoperta ed oggi non è nemmeno più identificabile.
Come si intuisce l’importanza della Grotta di Iside, datata intorno al VI secolo a.C., è da ricercarsi negli oggetti ivi ritrovati che, oltre a manufatti di arte indigena, assai antichi ed anteriori a qualsiasi influenza ellenica, sono rappresentati da reperti senza alcun dubbio egiziani che testimoniano rapporti assai antichi tra l’Etruria e l’Egitto.
 

Di sicura fattura egizia sono sei uova di struzzo, uno dipinto con cammelli alati, quattro con delle figure a rilievo appena accennate ed il sesto rappresenta un guerriero sulla biga.
Il significato delle uova, simbolo di fertilità presso le antiche civiltà, è qui probabilmente associato alla resurrezione.

 
  Di origine egizia sono inoltre cinque vasi di terraglia verdolina (conservati al British Museum di Londra), verniciati e dalle pareti appiattite come borracce e con dei geroglifici intorno all’orlo che sono stati decifrati come invocazione agli dèi perché garantiscano un felice anno nuovo al proprietario del vaso.
  Sempre al British Museum sono conservate due statuette con le effigi delle due gentildonne ospitate nella Tomba; la prima è una statuina in marmo a figura intera di circa 80 cm, avvolta in un lungo chitone che le raggiunge i piedi e sopra questo una vestaglia da camera aperta sul davanti e fermata con una fibbia alla cintola. Due lunghe trecce lasciate cadere sul petto e sul posteriore i lunghi capelli divisi in tante treccioline completavano la bellezza di questa graziosa donna etrusca. L’altra gentildonna, sicuramente più vanitosa, è rappresentata in un busto bronzeo, nuda e ornata di una bella collana e con un uccello d’oro in mano.
  Nella tomba furono ritrovati anche due lunghi carri di bronzo a quattro ruote, probabilmente usati per la fumigazione, trasportati qua e là per la tomba per disperdere gli effluvi in occasione del banchetto funebre.
 

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Borraccia egizia con geroglifici
(British Museum, Londra)
 


Uovo di struzzo con cammelli alati


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