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La Tomba della Panatenaica

  Nel Museo di Vulci è visibile il corredo della Tomba della Panatenaica così detta dalla grande anfora panatenaica in essa rinvenuta, un tipo di vaso che veniva dato in premio agli atleti vincitori dei giochi Panatenaici.
 

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Calice con sostegno a cariatidi, Bucchero, Necropoli dell'Osteria, Tomba della Panatenaica. Primo ventennio VI sec. a.C. Vulci, Museo Nazionale
Calice con sostegno a cariatidi, Bucchero, Necropoli dell'Osteria, Tomba della Panatenaica. Primo ventennio VI sec. a.C. Vulci, Museo Nazionale
 

  Questi Giochi si svolgevano ad Atene in onore della dèa Atena, nel mese d'agosto di ogni quattro anni e furono poi esportati in tutti quei paesi che risentirono dell’influenza della civiltà greca. Ai vincitori delle diverse discipline era assegnato un premio quale un’anfora detta, appunto, panatenaica, piena di olio finissimo, caratterizzata da una raffigurazione della dea “Athena Promachos” con elmo ed egida, e da una scena della gara in cui l’atleta si era distinto. 

  I Giochi erano esclusivamente gare individuali, infatti, non si conoscono competizioni di squadre. La prima gara di tale programma competitivo era la corsa, cui seguiva altre specialità. La corsa era la competizione principe, non solo, perché era la prima ad essere eseguita, ma permetteva al vincitore di dare il nome all’Olimpiade. Le specialità erano tre dalle tecniche e stili differenti: “stadion”; “diaulos”; “dolichos”, paragonabili alle corse veloce, mezzofondo e fondo. Un’altra specialità è l’ “oplitodromìa” (corsa degli opliti) eseguita indossando elmo, schinieri, scudo e lancia. Il salto in lungo era eseguito con l’accompagnamento del flauto che cadenzava il ritmo e favoriva la concentrazione. La ricostruzione del salto in antico è un po' complicato, dal momento che venivano utilizzati gli halteres, una sorta di manubri, in piombi o pietra, con lo scopo di prolungare il lancio e mantenere l’equilibrio durante l’esecuzione. Il lancio del disco e del giavellotto hanno una loro derivazione dalla pratica militare. Anche il primo aveva un accompagnamento musicale e l’atleta, dopo lo studio della traiettoria, ruotava tutto il corpo e alla fine, appoggiandosi alla gamba destra, eseguiva il lancio, il cui esempio era rappresentato dal “Discobolo Lancellotti”, copia del “Discobolo di Mirone”.
La tecnica del giavellotto era simile all’attuale con la differenza che all’asta veniva legato un laccio che l’atleta teneva tra le dita per darne una maggiore stabilità.
Nel pugilato gli atleti erano scelti sulla base di alcuni parametri come statura e peso, ed il combattimento aveva termine solo quando uno dei due atleti cadeva al suolo, quindi non conosceva interruzioni.
 

Anfora. Ceramica attica a figure nere, Necropoli dell'Osteria, Tomba della Panatenaica. Decenni finali del VI secolo a.C. 
Vulci, Museo Nazionale
Anfora. Ceramica attica a figure nere, Necropoli dell'Osteria, Tomba della Panatenaica. Decenni finali del VI secolo a.C.
Vulci, Museo Nazionale

 

Beautiful Horses
Kantharos in bucchero pesante, Necropoli dell'Osteria, Tomba della Panatenaica
 VI sec. a.C.
Vulci, Museo Nazionale

Beautiful Horses
L’anfora Panatenaica, premio per gli atleti vincitori dei giochi Panatenaici, Tomba della Panatenaica.
Vulci, Museo nazionale.

  Era una gara dove la violenza era fortemente caratterizzante a tal punto che gli autori antichi ricordano persino alcuni casi di morte. I colpi non risparmiavano faccia e nasi. La corsa delle quadrighe era la competizione più spettacolare e allo stesso tempo anche la più aristocratica dal momento che alla fine non veniva proclamato vincitore l’atleta ma il proprietario dei cavalli e del carro. I momenti salienti erano l’entrata e il giro attorno alle “metae”. La tomba della Panatenaica di Vulci è una tomba a camera composta da tre ambienti che ospitavano più deposizioni, scoperta nel 1960 nella necropoli dell’Osteria. Il corredo sembra collocare l'uso della tomba per un lungo arco cronologico che va dalla fine del VII a tutto il VI secolo a.C.


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