LA STORIA DEGLI ETRUSCHI

Seconda parte: l'Età Arcaica, il periodo d'oro degli Etruschi


 

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Prima parte
Terza parte
 

di Giacomo Mazzuoli

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L'ETA' ARCAICA (VI-V secolo a. C.)

La lega dei dodici popoli. Gli Etruschi, nel periodo della loro massima espansione territoriale, estesero il loro dominio dalla Pianura Padana fino alla Campania. La loro organizzazione politica ed amministrativa non era unitaria, la vita della nazione etrusca poggiava essenzialmente sopra un sistema di piccoli stati indipendenti facenti capo a città preminenti per grandezza e per ricchezza; si trattava, in pratica, di un modello molto simile a quello delle città-stato della Grecia. La coesistenza di diversi centri di grande importanza a poca distanza l'uno dall'altro, come Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, con propri poteri, caratteristiche e costumanze, sembra effettivamente ispirarsi al sistema della polis tipico delle contemporanee colonie greche e fenicie d'occidente.

Ogni città-stato costituiva un mondo politicamente e culturalmente a se stante (si pensi ad esempio alla specializzazione dei prodotti artistici, per cui tra le altre Tarquinia eccelse soprattutto per la pittura funeraria, Caere per l'imitazione dell'architettura interna delle tombe, Vulci per i bronzi e per la scultura, e così di seguito).

Gestione interna, commerci, imprese navali dovettero essere autonome come nelle poleis della Grecia arcaica e classica. Le notizie delle fonti storiche fanno ritenere che anche la politica estera fosse decisa con sostanziale autonomia da ciascuna città secondo i propri interessi.

Nonostante ciò esistono vari indizi che portano all’esistenza di una federazione o lega etrusca, la cosiddetta lega dei dodici popoli.

Gli Etruschi e il Mare. Gli Etruschi furono in principio sicuramente un popolo di marinai, il famoso storico romano Tito Livio, scrisse in proposito: “La potenza degli Etruschi era così grande, che la fama del nome loro empiva non solo la terra, ma anche il mare in tutta l’estensione dell’Italia, dalle Alpi allo stretto di Messina”. 

Non a caso il mare Sardo fu ribattezzato col nome dei suoi nuovi abitanti rivieraschi, i Tirreni, come venivano chiamati in origine gli Etruschi. Nella leggenda greca sono pirati ed i loro colpi di mano in tutta l’area mediterranea erano molto temuti. Omero ci canta del dio Dioniso che fu catturato dai Tirreni e che riuscì a liberarsi solo dopo averli trasformati in delfini. Gli storici del tempo, sia pure in modo frammentario, ci parlano di un’occupazione etrusca della Corsica, della Sardegna e di colonie nelle Baleari e sulle coste spagnole. 

Testimonianze tipiche della civiltà etrusca, come vasi di bucchero e bronzi lavorati, sono venute alla luce in Sardegna, in Africa Settentrionale, nella Francia Meridionale, in Spagna, in Grecia, in Asia Minore e Cipro e ciò attesta l’esistenza di una importantissima marina mercantile etrusca che rivaleggiava per il dominio del mare con greci, cartaginesi e fenici. Lo scambio sui mari con tutti questi popoli fece cambiare lo stile di vita e aiutò lo sviluppo della società e dell’economia etrusca.

Verso la fine dell’VIII sec. a.C., e sempre più rapidamente nel secolo successivo, nacquero moltissimi centri di approdo, e con l’aumento dei contatti con genti straniere vennero introdotte anche nuove tecnologie, tanto nell’agricoltura (fondamentale è l’introduzione del vino nel corso dell’VIII sec. a.C.) quanto nella produzione di oggetti, soprattutto di lusso, dalle ceramiche alle oreficerie, con artigiani specializzati.

 
I Porti. Le prime navi erano di piccole dimensioni e non vi era quindi bisogno di scali particolarmente organizzati. La sera le navi venivano trascinate in secco sulle spiagge oppure attraccate in ripari naturali e sicuri, come laghi e lagune costiere o foci di fiumi. In seguito, il rapporto con i Greci stimolò, in particolare, lo sviluppo dei centri costieri dell’Etruria meridionale.

Nella prima metà del VII sec. a.C. Cerveteri era in contatto verso nord soprattutto con Vetulonia, che allora si affacciava sulle sicure acque di un lago costiero. Sulle coste lungo questa rotta nacquero molti piccoli centri, con funzione di scali, come Orbetello o Marsiliana, località posta alla foce del fiume Albegna che formava allora un’ampia laguna. Lungo il percorso costiero verso nord sorse anche lo scalo di Pyrgi, che divenne il più importante porto di Cerveteri a partire dal VI sec. a.C.

Con l’intensificarsi degli scambi e con la comparsa di navi di maggiori dimensioni sorsero numerosi scali lungo tutto il litorale, in particolare dove c’erano ripari naturali. Nacquero anche veri e propri porti che raggiunsero la massima importanza nel corso del VI sec. a.C. Gran parte dell’Etruria meridionale viveva e cresceva d’importanza grazie alle attività svolte sul mare già nel VII sec. a.C., per cui, parallelamente alla formazione dei centri cittadini, sorsero numerosi insediamenti costieri, poli di raccolta per le merci e punti di contatto con le attività marittime.

Navi etrusche (Disegno di Elena Palma)

Agli inizi del VI sec. a.C. le città principali fondarono veri e propri porti commerciali, distanti dal centro urbano per evitare ogni possibilità di penetrazione di eventuali aggressori. Pyrgi diventò il porto ufficiale di Cerveteri, tanto che fu costruita una strada lunga dieci chilometri per una rapida comunicazione fra i due centri. L’antico scalo prese l’aspetto di una vera e propria città e diventò un centro portuale dell’estensione di 10 ettari. Sul tratto di costa che dipendeva da Tarquinia, esteso circa 25 chilometri, sorsero, a intervalli quasi regolari, gli scali di Algae, Rapinium, Gravisca e Martanum. Gravisca, al centro di questo percorso costiero, diventa il porto principale di Tarquinia, alla quale è collegato da una strada praticamente rettilinea.

Situata su un’ansa del fiume Fiora, allora navigabile, Vulci controllava il traffico fluviale direttamente o tramite, forse, uno scalo alla foce, distante 10 chilometri dal centro principale. Il territorio più a nord, probabilmente ancora dipendente da Vulci, faceva invece riferimento ai porti naturali di Orbetello e Talamone.

 

  Il tempio di Portonaccio a Veio

  Cratere a figure rosse
Il tempio di Portonaccio a Veio Cratere a figure rosse
  Interno della Tomba degli Scudi e delle Sedie a Cerveteri   Il tempio etrusco (Disegno di Elena Palma)
Interno della Tomba degli Scudi e delle Sedie a Cerveteri Il tempio etrusco (Disegno di Elena Palma)

La tomba dei Leopardi a Tarquinia, uno dei più emblematici affreschi etruschi del periodo arcaico

SPECCHIO SCHEMATICO DELLE VARIE FASI STORICHE DEGLI ETRUSCHI

Origini ~ 950 – 650 a.C. inserimento tra le culture villanoviana, osco-umbro-picena e latino-campano-sicula

Periodo orientalizzante ~ 700 – 600 a.C.

Graduale sostituzione di povere suppellettili funerarie con oggetti di lusso come bronzi (statuette, armi, lebeti), oreficerie a granulazione e filigrana, statuaria funeraria in terracotta o pietra; appare il canopo nella zona di Cere, elaborazione antropomorfa del canopo villanoviano. La decorazione vascolare in ceramica figulina chiara dipinta di rosso cambia gradualmente da tipi subgeometrici a tipi influenzati da modelli corinzi ed attici. Parallelamente si afferma una ceramica d’impasto rosso sovradipinto con vernice bianca. A partire dal secondo quarto del VII sec. a.C. appare il bucchero decorato a graffito. Le tombe assumono caratteri monumentali: sono scavate in profondità nella roccia o nel tufo con lungo corridoio in discesa o scalinata d’accesso, atrio e camera sepolcrale coperta da falsa volta o falsa cupola al di sopra della quale si eleva un tumulo.

Periodo etrusco-arcaico ~ 600 – 450 a.C.

Periodo di maggiore fioritura, sotto la prevalente influenza greca (prima ionica poi attica). Verso la metà del VI sec. a.C. nasce e si sviluppa la ceramica a figure nere. Si assiste ad una evoluzione del bucchero ora decorato a 'bassorilievo', ottenuto con matrici a cilindretto. L’oreficeria e la bronzistica sono di notevole qualità. Vengono fusi grandi bronzi alcuni dei quali a soggetto animalistico. Inizio a Tarquinia della grande pittura tombale ad affresco ed a tempera, ottenuta applicando i colori direttamente sul fondo non preparato; produzione di grandi sculture in pietra (statue in Vulci, canopi monumentali in Chiusi). Caratteristica la statuaria fittile policroma legata al maggior sviluppo delle costruzioni templari.

Periodo di mezzo o classico ~ 450 – 225 a.C.

Riduzione della produzione artistica in relazione alla graduale conquista romana e all’abbandono dei rapporti culturali con il mondo greco. Inizia la produzione di ceramica a figure rosse sovradipinte. L’oreficeria e la bronzistica producono oggetti molto raffinati. Di questo tempo è la miglior produzione di sarcofagi in pietra con la figura del defunto sdraiato sul coperchio e le decorazioni a rilievo sulla cassa.

Periodo ellenistico ~ 225 – 30 a.C

Ultima fioritura artistica prima del totale assorbimento nella sfera romana. Produzione della ceramica in serie e graduale sostituzione del tipo a figure rosse sovradipinte con quella a vernice nera lucida. Influsso greco nella produzione orafa, nuove espressioni artistiche sorprendentemente 'moderne' nella bronzistica votiva mentre si continua la precedente tradizione in quella d’arredo. Ripresa della pittura tombale (in particolare Vulci e Tarquinia) anche con soggetti mitologici; produzione di urnette in terracotta, tufo e alabastro; grandi sarcofagi policromi in terracotta; ritrattistica in bronzo; decorazione dei templi con formelle ad altorilievo con le figure dipinte ad imitazione dell’arte provinciale greca.

 

 

  Antefissa in terracotta dal tempio di Portonaccio a Veio   L'Apollo di Veio, statua acroteriale del Tempio di Portonaccio
Antefissa in terracotta dal tempio di Portonaccio a Veio L'Apollo di Veio, statua acroteriale del Tempio di Portonaccio
  Il sarcofago degli sposi, da Cerveteri   La chimera di Arezzo (Bronzo fine V secolo a.C.)
Il sarcofago degli sposi, da Cerveteri La chimera di Arezzo (Bronzo fine V secolo a.C.)

 

I ” Pirati”  Etruschi

 Gli Etruschi vengono spesso dipinti come pirati e ciò rientra nella propaganda economica e nella diffamazione praticata dai rivali nei traffici commerciali via mare ma anche nell’ammirazione e nel timore che gli esperti marinai etruschi hanno inculcato a chi solcava il Mediterraneo. Va poi precisato che a quei tempi vigeva sul mare l’assenza assoluta di leggi e fare il pirata non aveva nulla di disonorevole. La leggenda vuole comunque che gli Etruschi trafugassero  la famosa statua di Era a Samo e rapissero le donne di Brauron in Attica, li si accusò persino di aver conquistato e saccheggiato Atene. Un vaso ritrovato e Cere, il porto di Cerveteri, ci rende testimoni  di una accanita battaglia navale avvenuta agli inizi del VI secolo. Due navi sono di fronte e gli equipaggi sono l’un contro l’altro armati e quella di destra è fornita di rostro, invenzione attribuita agli etruschi. E’ probabile che si tratti di una battaglia tra greci ed etruschi, entrambe i tipi di nave percorrevano infatti in quel tempo le rotte del Tirreno.

 L'acme della thalassocrazia etrusca, cioè del loro dominio sul mare, è raggiunto nell'età Arcaica (inizi VI - inizi V secolo a.C.), periodo che corrisponde allo splendore di questo popolo: c'è una data in particolare che segna l'inizio di una parabola ascendente di benessere e ricchezza, il 540 a.C. circa, data della Battaglia del mare Sardo.
Le continue schermaglie tra gli equipaggi delle navi greche, interessate alle coste della Francia meridionale con la colonia focese di Massalia (Marsiglia) e della Corsica ove era la colonia di Alalia (Aleria), ed etrusche, si concretizzano in una tragica battaglia navale. La battaglia vede contrapporsi navi greche contro navi etrusche e puniche: nonostante l'esito favorevole per i Greci, la forte decimazione degli equipaggi e la perdita di molte navi li costringe ad abbandonare il settore centro settentrionale tirrenico ed a rifugiarsi in Campania. In Corsica è posta una colonia etrusca e si consolida il dominio di quest'area. E' l'inizio della fase di maggior splendore del popolo dei Rasenna, come si facevano chiamare con orgoglio gli Etruschi.

 Dalla seconda metà del V secolo a.C. lo scenario però mutò radicalmente. Infatti, mentre le città etrusche avevano raggiunto il massimo dello sviluppo economico, le colonie greche diedero vita ad una travolgente crescita culturale e politica. Anche ai confini tra Etruria e Lazio era sorto un nuovo consistente pericolo: la città di Roma, un tempo dominata e governata da una dinastia etrusca si era resa indipendente, passando all'offensiva.  L'effettiva decadenza degli Etruschi iniziò nel 474 a.C. sul mare, quando i Greci d'Italia guidati dalla città di Siracusa gli inflissero presso Cuma una sconfitta decisiva dopo la quale essi persero il controllo del Mar Tirreno. Anche sulla terraferma la situazione andò rapidamente deteriorandosi: in meno di un secolo l'Etruria campana fu conquistata da popolazioni locali, mentre quella padana venne invasa da popolazioni celtiche provenienti d'Oltralpe. Dalla metà del IV secolo a.C. la potenza commerciale e militare un tempo fiorente degli Etruschi si era così ridotta a città stato arroccate nei loro territori di origine nell'Italia centrale. Infine esse stesse furono coinvolte durante il III secolo a.C. nella lotta finale contro la neonata potenza romana. Le superbe città-stato, prive di una forte identità nazionale, non riuscirono a coordinare una resistenza efficace, e furono così sconfitte una ad una. Con la perdita dell'indipendenza politica si concludeva il ciclo di un antico popolo che per secoli aveva primeggiato, per cultura e per ricchezza, nel bacino del Mediterraneo occidentale.


 

 

 


 

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