L'ETA' ARCAICA
(VI-V secolo a. C.)
La lega dei dodici popoli.
Gli Etruschi, nel periodo della loro
massima espansione territoriale, estesero il loro dominio dalla Pianura
Padana fino alla Campania. La loro organizzazione politica ed
amministrativa non era unitaria, la vita della nazione etrusca
poggiava essenzialmente sopra un sistema di piccoli stati indipendenti
facenti capo a città preminenti per grandezza e per ricchezza; si
trattava, in pratica, di un modello molto simile a quello delle
città-stato della Grecia. La coesistenza di diversi centri di grande
importanza a poca distanza l'uno dall'altro, come Veio, Caere,
Tarquinia, Vulci, con propri poteri, caratteristiche e costumanze,
sembra effettivamente ispirarsi al sistema della
polis tipico delle contemporanee
colonie greche e fenicie d'occidente.
Ogni città-stato costituiva un mondo politicamente e culturalmente a se
stante (si pensi ad esempio alla specializzazione dei prodotti
artistici, per cui tra le altre Tarquinia eccelse soprattutto per la
pittura funeraria, Caere per l'imitazione dell'architettura interna
delle tombe, Vulci per i bronzi e per la scultura, e così di seguito).
Gestione interna, commerci, imprese navali dovettero essere autonome
come nelle poleis della Grecia arcaica e classica. Le notizie delle fonti
storiche fanno ritenere che anche la politica estera fosse decisa con
sostanziale autonomia da ciascuna città secondo i propri interessi.
Nonostante ciò esistono vari indizi che portano all’esistenza di una
federazione o lega etrusca, la cosiddetta lega dei dodici
popoli.
Gli
Etruschi e il Mare.
Gli Etruschi furono in principio sicuramente un popolo di marinai, il
famoso storico romano Tito Livio, scrisse in proposito:
“La potenza degli
Etruschi era così grande, che la fama del nome loro empiva non solo la
terra, ma anche il mare in tutta l’estensione dell’Italia, dalle Alpi
allo stretto di Messina”.
Non a caso il mare Sardo fu
ribattezzato col nome dei suoi nuovi abitanti rivieraschi, i Tirreni,
come venivano chiamati in origine gli Etruschi. Nella leggenda greca
sono pirati ed i loro colpi di mano in tutta l’area mediterranea erano
molto temuti. Omero ci canta del dio Dioniso che fu catturato dai
Tirreni e che riuscì a liberarsi solo dopo averli trasformati in
delfini. Gli storici del tempo, sia pure in modo frammentario, ci
parlano di un’occupazione etrusca della Corsica, della Sardegna e di
colonie nelle Baleari e sulle coste spagnole.
Testimonianze tipiche della civiltà
etrusca, come vasi di bucchero e bronzi lavorati, sono venute alla luce
in Sardegna, in Africa Settentrionale, nella Francia Meridionale, in
Spagna, in Grecia, in Asia Minore e Cipro e ciò attesta l’esistenza di
una importantissima marina mercantile etrusca che rivaleggiava per il
dominio del mare con greci, cartaginesi e fenici. Lo scambio sui mari
con tutti questi popoli fece cambiare lo stile di vita e aiutò lo
sviluppo della società e dell’economia etrusca.
Verso la fine dell’VIII sec. a.C., e
sempre più rapidamente nel secolo successivo, nacquero moltissimi
centri di approdo, e con l’aumento dei contatti con genti straniere
vennero introdotte anche nuove tecnologie, tanto nell’agricoltura
(fondamentale è l’introduzione del vino nel corso dell’VIII sec. a.C.)
quanto nella produzione di oggetti, soprattutto di lusso, dalle
ceramiche alle oreficerie, con artigiani specializzati.
I Porti.
Le prime navi erano di piccole dimensioni e non vi era quindi bisogno
di scali particolarmente organizzati. La sera le navi venivano
trascinate in secco sulle spiagge oppure attraccate in ripari naturali
e sicuri, come laghi e lagune costiere o foci di fiumi. In seguito, il
rapporto con i Greci stimolò, in particolare, lo sviluppo dei centri
costieri dell’Etruria meridionale.
Nella prima metà del VII sec. a.C.
Cerveteri era in contatto verso nord soprattutto con Vetulonia, che
allora si affacciava sulle sicure acque di un lago costiero. Sulle
coste lungo questa rotta nacquero molti piccoli centri, con funzione di
scali, come Orbetello o Marsiliana, località posta alla foce del fiume
Albegna che formava allora un’ampia laguna. Lungo il percorso costiero
verso nord sorse anche lo scalo di Pyrgi, che divenne il più importante
porto di Cerveteri a partire dal VI sec. a.C.
Con l’intensificarsi degli scambi e con
la comparsa di navi di maggiori dimensioni sorsero numerosi scali lungo
tutto il litorale, in particolare dove c’erano ripari naturali.
Nacquero anche veri e propri porti che raggiunsero la massima
importanza nel corso del VI sec. a.C. Gran parte dell’Etruria
meridionale viveva e cresceva d’importanza grazie alle attività svolte
sul mare già nel VII sec. a.C., per cui, parallelamente alla formazione
dei centri cittadini, sorsero numerosi insediamenti costieri, poli di
raccolta per le merci e punti di contatto con le attività marittime.

Navi
etrusche (Disegno di Elena Palma)
Agli inizi del VI sec. a.C. le città
principali fondarono veri e propri porti commerciali, distanti dal
centro urbano per evitare ogni possibilità di penetrazione di eventuali
aggressori. Pyrgi diventò il porto ufficiale di Cerveteri, tanto che fu
costruita una strada lunga dieci chilometri per una rapida
comunicazione fra i due centri. L’antico scalo prese l’aspetto di una
vera e propria città e diventò un centro portuale dell’estensione di 10
ettari. Sul tratto di costa che dipendeva da Tarquinia, esteso circa 25
chilometri, sorsero, a intervalli quasi regolari, gli scali di Algae,
Rapinium, Gravisca e Martanum. Gravisca, al centro di questo percorso
costiero, diventa il porto principale di Tarquinia, alla quale è
collegato da una strada praticamente rettilinea.
Situata su un’ansa del fiume Fiora,
allora navigabile, Vulci controllava il traffico fluviale direttamente
o tramite, forse, uno scalo alla foce, distante 10 chilometri dal
centro principale. Il territorio più a nord, probabilmente ancora
dipendente da Vulci, faceva invece riferimento ai porti naturali di
Orbetello e Talamone.
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La tomba dei Leopardi a Tarquinia, uno dei più
emblematici affreschi etruschi del periodo arcaico |
SPECCHIO SCHEMATICO
DELLE VARIE FASI STORICHE DEGLI ETRUSCHI
Origini
~ 950 – 650 a.C. inserimento tra le culture villanoviana,
osco-umbro-picena e latino-campano-sicula
Periodo
orientalizzante
~ 700 – 600 a.C.
Graduale sostituzione di povere suppellettili funerarie con oggetti di
lusso come bronzi (statuette, armi, lebeti), oreficerie a granulazione
e filigrana, statuaria funeraria in terracotta o pietra; appare il
canopo nella zona di Cere, elaborazione antropomorfa del canopo
villanoviano. La decorazione vascolare in ceramica figulina chiara
dipinta di rosso cambia gradualmente da tipi subgeometrici a tipi
influenzati da modelli corinzi ed attici. Parallelamente si afferma una
ceramica d’impasto rosso sovradipinto con vernice bianca. A partire dal
secondo quarto del VII sec. a.C. appare il bucchero decorato a
graffito. Le tombe assumono caratteri monumentali: sono scavate in
profondità nella roccia o nel tufo con lungo corridoio in discesa o
scalinata d’accesso, atrio e camera sepolcrale coperta da falsa volta o
falsa cupola al di sopra della quale si eleva un tumulo.
Periodo
etrusco-arcaico
~ 600 – 450 a.C.
Periodo di maggiore fioritura, sotto la prevalente influenza greca
(prima ionica poi attica). Verso la metà del VI sec. a.C. nasce e si
sviluppa la ceramica a figure nere. Si assiste ad una evoluzione del
bucchero ora decorato a 'bassorilievo', ottenuto con matrici a
cilindretto. L’oreficeria e la bronzistica sono di notevole qualità.
Vengono fusi grandi bronzi alcuni dei quali a soggetto animalistico.
Inizio a Tarquinia della grande pittura tombale ad affresco ed a
tempera, ottenuta applicando i colori direttamente sul fondo non
preparato; produzione di grandi sculture in pietra (statue in Vulci,
canopi monumentali in Chiusi). Caratteristica la statuaria fittile
policroma legata al maggior sviluppo delle costruzioni templari.
Periodo di mezzo o
classico ~
450 – 225 a.C.
Riduzione della produzione artistica in relazione alla graduale
conquista romana e all’abbandono dei rapporti culturali con il mondo
greco. Inizia la produzione di ceramica a figure rosse sovradipinte.
L’oreficeria e la bronzistica producono oggetti molto raffinati. Di
questo tempo è la miglior produzione di sarcofagi in pietra con la
figura del defunto sdraiato sul coperchio e le decorazioni a rilievo
sulla cassa.
Periodo ellenistico
~ 225 – 30 a.C
Ultima fioritura artistica prima del totale assorbimento nella sfera
romana. Produzione della ceramica in serie e graduale sostituzione del
tipo a figure rosse sovradipinte con quella a vernice nera lucida.
Influsso greco nella produzione orafa, nuove espressioni artistiche
sorprendentemente 'moderne' nella bronzistica votiva mentre si continua
la precedente tradizione in quella d’arredo. Ripresa della pittura
tombale (in particolare Vulci e Tarquinia) anche con soggetti
mitologici; produzione di urnette in terracotta, tufo e alabastro;
grandi sarcofagi policromi in terracotta; ritrattistica in bronzo;
decorazione dei templi con formelle ad altorilievo con le figure
dipinte ad imitazione dell’arte provinciale greca.
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Antefissa in
terracotta dal tempio di Portonaccio a Veio |
L'Apollo di Veio,
statua acroteriale del Tempio di Portonaccio |
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Il sarcofago degli
sposi, da Cerveteri |
La chimera di
Arezzo (Bronzo fine V secolo a.C.) |
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I ” Pirati”
Etruschi
Gli Etruschi
vengono spesso dipinti come pirati e ciò rientra nella propaganda
economica e nella diffamazione praticata dai rivali nei traffici
commerciali via mare ma anche nell’ammirazione e nel timore che gli
esperti marinai etruschi hanno inculcato a chi solcava il
Mediterraneo. Va poi precisato che a quei tempi vigeva sul mare
l’assenza assoluta di leggi e fare il pirata non aveva nulla di
disonorevole. La leggenda vuole comunque che gli Etruschi
trafugassero la famosa statua di Era a Samo e rapissero le donne
di Brauron in Attica, li si accusò persino di aver conquistato e
saccheggiato Atene. Un vaso ritrovato e Cere, il porto di
Cerveteri, ci rende testimoni di una accanita battaglia navale
avvenuta agli inizi del VI secolo. Due navi sono di fronte e gli
equipaggi sono l’un contro l’altro armati e quella di destra è
fornita di rostro, invenzione attribuita agli etruschi. E’
probabile che si tratti di una battaglia tra greci ed etruschi,
entrambe i tipi di nave percorrevano infatti in quel tempo le rotte
del Tirreno.
L'acme
della thalassocrazia etrusca, cioè del loro dominio sul mare, è
raggiunto nell'età Arcaica (inizi VI - inizi V secolo a.C.),
periodo che corrisponde allo splendore di questo popolo: c'è una
data in particolare che segna l'inizio di una parabola ascendente
di benessere e ricchezza, il 540 a.C. circa, data della Battaglia
del mare Sardo.
Le continue schermaglie tra gli equipaggi delle navi greche,
interessate alle coste della Francia meridionale con la colonia
focese di Massalia (Marsiglia) e della Corsica ove era la colonia
di Alalia (Aleria), ed etrusche, si concretizzano in una tragica
battaglia navale. La battaglia vede contrapporsi navi greche contro
navi etrusche e puniche: nonostante l'esito favorevole per i Greci,
la forte decimazione degli equipaggi e la perdita di molte navi li
costringe ad abbandonare il settore centro settentrionale tirrenico
ed a rifugiarsi in Campania. In Corsica è posta una colonia etrusca
e si consolida il dominio di quest'area. E' l'inizio della fase di
maggior splendore del popolo dei Rasenna, come si facevano chiamare
con orgoglio gli Etruschi.
Dalla
seconda metà del V secolo a.C. lo scenario però mutò radicalmente.
Infatti, mentre le città etrusche avevano raggiunto il massimo
dello sviluppo economico, le colonie greche diedero vita ad una
travolgente crescita culturale e politica. Anche ai confini tra
Etruria e Lazio era sorto un nuovo consistente pericolo: la città
di Roma, un tempo dominata e governata da una dinastia etrusca si
era resa indipendente, passando all'offensiva.
L'effettiva
decadenza degli Etruschi iniziò nel 474 a.C. sul mare, quando i
Greci d'Italia guidati dalla città di Siracusa gli inflissero
presso Cuma una sconfitta decisiva dopo la quale essi persero il
controllo del Mar Tirreno. Anche sulla terraferma la situazione
andò rapidamente deteriorandosi: in meno di un secolo l'Etruria
campana fu conquistata da popolazioni locali, mentre quella padana
venne invasa da popolazioni celtiche provenienti d'Oltralpe. Dalla
metà del IV secolo a.C. la potenza commerciale e militare un tempo
fiorente degli Etruschi si era così ridotta a città stato arroccate
nei loro territori di origine nell'Italia centrale. Infine esse
stesse furono coinvolte durante il III secolo a.C. nella lotta
finale contro la neonata potenza romana. Le superbe città-stato,
prive di una forte identità nazionale, non riuscirono a coordinare
una resistenza efficace, e furono così sconfitte una ad una. Con la
perdita dell'indipendenza politica si concludeva il ciclo di un
antico popolo che per secoli aveva primeggiato, per cultura e per
ricchezza, nel bacino del Mediterraneo occidentale.
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