Il conte Vincenzo Valentini |
|
|
Vai a:
parte 1^ |
 |
di Luigi
Buda |
 |
|
Dopo la
morte di Luciano Bonaparte avvenuta il 29 Giugno 1840 a Viterbo,
Vincenzo Valentini si prende cura degli affari dei Bonaparte
continuando anche a curare personalmente gli scavi archeologici
nelle estese necropoli di Vulci, che incessantemente restituivano
alla luce oggetti di rara e inimitabile bellezza contesi dai
migliori musei di tutto il mondo.
Nel 1848 inizia per il Valentini la partecipazione attiva alla vita
politica, prima con l’assunzione del ruolo di capitano della Guardia
Civica di Canino e poi come vice presidente dell’Associazione
Castrense, composta da tanti cittadini dei Comuni facenti parte un
giorno del Ducato di Castro, e che perseguiva come scopo principale
“Indipendenza, ed unità nazionale, sviluppo progressivo della
libertà, miglioramento intellettuale, morale e materiale del popolo“,
quel popolo che era così descritto alcuni anni dopo nelle inchiesta
parlamentare Jacini-Bertani sulle condizioni della agricoltura e del
bracciantato in Maremma:
“… sono soldati dell’agricoltura che combattono in ogni luogo,
sotto qualunque disciplina e con sorte diversa per la vita altrui,
più che per la propria . Assorbiti dai bisogni quotidiani di una
vita incerta, non hanno il modo né il tempo di coltivare le loro
intelligenze, né di curare il loro carattere. Vivono come possono e
muoiono sapendo appena di aver vissuto “.
In seguito, con la proclamazione della Repubblica Romana nel 1849 e
la fuga di Pio IX a Gaeta , nel mese di Febbraio la Magistratura
Caninese lo invia a Roma come suo rappresentante all’Assemblea
Costituente della Repubblica Romana , dove lo attende il fratello
maggiore della moglie, quel Carlo Luciano Bonaparte deputato al
parlamento e conosciuto come il “Canino” per il titolo di
principe di Canino e Musignano ereditato alla morte di suo padre
Luciano avvenuta nel 1843, che gli apre le porte per l’elezione al
governo in qualità di Ministro delle Finanze.
Dopo la restaurazione del governo pontificio da parte delle truppe
francesi di Napoleone III, il Pontefice Pio IX concesse un’ amnistia
ai compromessi politici , escludendo però i membri che avevano fatto
parte dell’Assemblea Costituente dal provvedimento di clemenza.
|
|
|
|
|

Stemma del casato Valentini |
|
|
|
|
|
|

|
Veduta del Castello di
Musignano
a Canino |
|

|
Porretta Terme in una cartolina dei primi del '900 |
|
|
Così il conte Valentini , nell’impossibilità di fare ritorno a
Canino, si recò in esilio a Firenze seguito dalla moglie e i quattro
figli.
Nel 1858 dopo nove anni di esilio , mentre si trovava ai Bagni della Porretta (ora Porretta Terme ) per un ciclo di cure termali in
compagnia del figlio maggiore Valentino, si uccideva sparandosi un
colpo di pistola, all’età di 50 anni.
Maria Bonaparte, in una lettera conservata nella biblioteca degli Ardenti
di Viterbo, spiega il terribile gesto del marito con un trauma
causato nella sua mente dalla concessione da parte del Papa di una
inattesa amnistia al posto di un permesso di pochi giorni richiesto
dal Valentini per recarsi alle cure termali ai suddetti Bagni della
Porretta in territorio pontificio, che avrebbe generato nel Conte
una sensazione di disonore, aggravata anche dal “furore subitaneo
e intermittente“ causato dall’uso di chinino
Nella lettera di Maria Bonaparte si legge:
“La voce generale però si è che indotto da mali consigli a
domandare un effimero permesso per fare i bagni alla Porretta, ed
avendo invece ottenuto un’ampia amnistia non domandata, la povera
sconvolta mente del misero compianto, ne trasse argomento a creder
sé disonorato per sempre. Da questa fissazione nacquero stadi a
volta a volta penosi che poi cessavano. L’inesperto figlio invece di
avvisare li zii e la madre tacque per compiacere le severe
presunzioni paterne, e giunse al momento di prendersi un’ora di
sollazzo tirando al bersaglio fuori dello stabilimento stesso in un
giorno che il povero malato sembrava tranquillo. Come poi la pistola
stessa del figlio lasciata per inavvertenza un momento nella stanza
del povero mio marito fosse l’arma di cui si servì nel momento del
rinato furore è cosa tanto orrenda e tanto dolorosa da non potersi
deplorare abbastanza. Povero Cencio! Che sanguinoso suggello ad una
vita trambasciata sempre ed incolpevole!!! Dio gli fé dono
d’un’anima che non poteva esser felice per sé, né fare altri felice!
Sia requie al suo spirito e benedetta la sua memoria!
….Sulle voci sparse la più da accreditarsi ed anco la più
accreditata è il furore subitaneo ed intermittente cagionato dal
chinino; ed anche l’idea fissa della malaugurata amnistia. Al resto
non credo, e spero non sia vero!”
|
|
Sono però
queste spiegazioni che non convincono. Perché uccidersi dopo nove
anni di esilio trascorsi dal Conte con dignitosa fermezza e dopo
che l’amnistia, sancendo l’esistenza di un reato politico,
confermava anche un atteggiamento fiero e coerente da parte del Valentini e quindi senza nessun disonore per la sua persona e in più
l’agognato ritorno nelle proprietà di Canino di tutta la famiglia ?
Forse più probabile è secondo voci ben presto diffusesi anche a Canino,
che la mente del Conte era si sconvolta, ma dal fatto di aver
ricevuto ordine dalla società segreta cui faceva parte, di uccidere
l’imperatore di Francia Napoleone III reo di aver ripristinato nello
Stato Pontificio l’autorità della Chiesa.
La scelta era ricaduta su di lui in quanto come parente (la moglie Maria
era cugina di Napoleone III ) gli sarebbe sicuramente stato più
facile avvicinare l’imperatore e quindi ucciderlo, dando così anche
prova di fedeltà alla “Carboneria “ cui il Conte sicuramente
apparteneva.
Ma il Conte Valentini aveva troppe obbligazioni con Napoleone III, che
aveva dato asilo in Francia dopo il 1849 all’allora Principe di
Canino Carlo Bonaparte ed anche al fratello di questo, il principe
Pietro Bonaparte, fraterno amico del Conte anche lui accolto dopo il
suo burrascoso passato a Parigi e nominato Maggiore della Legione
Straniera. Perciò trovatosi davanti alla scelta di tradire e
uccidere un parente che tanto aveva fatto per la famiglia Bonaparte
o venir meno alle idee a cui aveva consacrato la propria esistenza,
pose fine al suo dubbio togliendosi la vita .
Le spoglie del Conte Vincenzo Valentini riposano a Canino nella Chiesa
del Convento di San Francesco. |
|
|
|
|

Porretta Terme
Piazza Vecchia |
|
|
|
|
|
|
|