Soffermiamoci un momento sulla capacità
dimostrata dall’evangelista Marco nel comporre il suo racconto , tenendo
presente che non possiamo considerare il suo lavoro come un semplice
prodotto dell’arte umana , sapendo che si tratta di un prosa stesa sotto
ispirazione divina , come ogni altro scritto biblico.
Marco è uno scrittore semita , non estraneo all’ellenismo e alla
romanità . Per questa ragione si serve di parallelismi o di quella che
gli esegeti chiamano”paratassi” , consistente nell’adoperare un elemento
descrittivo che poi ribalta ,conservandolo per quello che è , allo scopo
di ribadire meglio quanto vuole offrire al lettore .
Così va incontro ad una manifesta povertà di linguaggio , cioè di una
terminologia che non dispone di una tavolozza ricca di colori . Benché
di stirpe levitica , e pertanto uscito da sicura scuola rabbinica , può
fare affidamento su limitate possibilità espressive . Le parole , le
formule , sono troppo simili fra di loro , per non attirare l’attenzione
del lettore .
Predilige frasi fatte , come “chiamò a sé” , sia che si tratti di
apostoli che di folla invitata ad accostarsi; si affida a schemi fissi ,
incurante della varietà stilistica ,come quando narra che Gesù disse
alla tempesta che infuriava sul lago: ”taci” ! E lo stesso
imperativo te lo fa sentire di nuovo , dentro la sinagoga di Cafarnao ,
rivolto all’indemoniato che aveva avuto l’impudenza di rivelare la sua
identità divina “taci! Esci da quell’uomo” (1,25).
Ancora più originale la sua tendenza ad usare la stessa frase , anche se
rivolta a personaggi diversi del suo racconto , come quando fa dire da
Gesù al paralitico , calatogli davanti , dal tetto della casa:”alzati ,
prendi il tuo lettuccio e va a casa tua (2,11) ; alla donna con
emorragie: ”và in pace e sii guarita (5,34) ; e al cieco di
Betsaida :”lo rimandò a casa , dicendo:non entrare nemmeno nel
villaggio” (8,26)
E’ suo il gusto per osservazioni strettamente personali su elementi in
apparenza privi di importanza e che , intanto , rendono la lettura piena
di vivacità giovanile di sicuro effetto .
Un saggio di queste preziosità:
-Al momento della guarigione della suocera di Pietro , precisa :”egli(Gesù),accostatosi
( a lei ) la sollevò prendendola per mano”(1,13). Notare i dettagli di
per sé pleonastici , e intanto così gustosi .Non gli basta ,.aggiunge
che quella donna , appena guarita , “si mise a servirli”.
-Durante la nota tempesta sul lago : ”Egli (sempre Gesù) se ne
stava a poppa , sul cuscino e dormiva” (4,38) Avete mai notato quel
punto della poppa sulla barca ? quel cuscino ?
-Nel racconto della figlia di Jair , morta e richiamata in vita da Gesù
, Marco deve informarci che quella fanciulla “aveva dodici anni”
( 5,42) . Importante no ?
- Sulle vesti di Cristo trasfigurato , deve precisare che “nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche” (9,3). Come
gli è venuto in mente quel lavandaio?…
- Ma è tutta così la prosa di Marco: fresca, vivida, pronta a
sorprenderci con cento osservazioni , tutte interessanti ,talvolta anche
leggermente caustiche.
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