Lingua: Che lingua ha usato il primo evangelista
nella stesura del suo lavoro?
Alcuni studiosi hanno osservato la presenza di un numero considerevole di
parole di origine latina, appena velate dalla trascrizione in lettere
greche. Leghio, che è parola latina Legio (legione) - Kenturion,
centurio, (centurione ) - flaghellon, flagellum, (flagello).
Dunque il Vangelo di Marco è stato scritto in lingua greca popolare (koinè)
che, al suo tempo, era parlato tranquillamente in tutto l’impero, quindi
anche a Roma.
Scopo specifico dello scritto.
E' facile definirlo con i moderni esegeti, il vangelo della proclamazione
di Gesù “Figlio di Dio”, come appare subito all’inizio (1,1) e
dalla esclamazione del centurione del calvario: “veramente quest’uomo
era Figlio di Dio” (15,39).
Anzi tutta la trama della composizione marciana punta a presentare Gesù
non solo come figlio di Dio, ma come uguale a Dio. Al battesimo Marco fa
udire la voce del Padre che dice: ”Tu sei il mio figlio prediletto,
in te mi sono compiaciuto”(1,11). Non più un servo come Mosè, come i
profeti, ma il Figlio.
La stessa voce viene fatta sentire sul Tabor, al momento della
trasfigurazione: “Questi è il figlio mio amatissimo: ascoltatelo”
(9,7 ).
C’è solo l’aggiunta: Ascoltatelo, segno che si erano moltiplicate
le difficoltà di accettazione del messaggio evangelico, da parte delle
folle.
Sul Golgota, la teofania non si sarebbe presentata tra bagliori di lampi
sfavillanti, ma fra le tenebre dell’agonia, nelle quali l’altro
evangelista avrebbe scorto il segno più convincente della maestà divina
del Cristo.
Il resto della prosa di Marco, soprattutto nei racconti dei miracoli,
operati in prima persona, di propria autorità, è redatto in modo che il
lettore si convinca della dignità divina del grande taumaturgo.
I discorsi trascendenti, e, nel contempo, mirabilmente proporzionati
alla capacità di apprendimento di chi lo seguiva, espongono dottrine
assolutamente superiori alla sapienza greca dell’epoca e anche a quella
dei saggi d’Israele.
Per questo, il Maestro, in Marco, non insiste sul contributo delle
profezie bibliche:Sono la sue opere e la sua parola che devono
convincere uditori diretti e lettori futuri del testo evangelico sulla
divinità della sua origine e della sua persona.
Egli, pertanto,quasi mezzo secolo prima di Giovanni,presenta al mondo
greco romano un uomo che, dai detti e dalle opere portentose, conferma
di essere Figlio di Dio, cioè Dio.
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