Dopo tre anni riapre i battenti il museo archeologico di Nola. Ospitato nel prestigioso edificio che un tempo fu delle Canossiane, in via Senatore Cocozza, oggi è una struttura completamente messa a nuovo, che offre al visitatore una serie di novità in grado di dare una visione storica a 360 gradi dell’area nolana: dalla protostoria fino al '700. Aperto nel 2001, il museo ospitava già interessanti reperti di quel che fu la «Nola città nuova», che seppe confrontarsi alla pari con Greci, Etruschi e Romani, nel contesto storico della Campania antica. Un racconto che si svolgeva e si svolge in cinque tempi (e sezioni): le origini (VIII - VII secolo a.C.); la «città nuova» (fine VII - VI secolo a.C.); Nola, Napoli e Atene (V secolo a.C.); la «città dei cavalieri» (IV secolo a.C.) e il dominio di Roma (III secolo a.C. - V secolo d.C.).
La maggiore novità della riapertura - l’ampiezza del museo è triplicata rispetto a quella originaria - è un’ampia sezione dedicata ai reperti dell’età del bronzo antico rinvenuti in località Croce del Papa vicino a Nola. Utensili e oggetti di pietra e bronzo non sono l’unico attrattore della nuova sezione: è stata ricostruita una capanna del tempo sulle tracce dell’originale che sorgeva nell’area nolana. Il settore preistorico, per documentare le testimonianze della cultura di Palma Campania, è impreziosito anche dai rinvenimenti di San Paolo Belsito, relativi agli abitati dell'età del Bronzo seppelliti dall'eruzione vesuviana detta delle «pomici di Avellino». Non poteva mancare, vista la vicinanza con le basiliche di Cimitile, una sezione dedicata al paleocristiano, con oggetti recuperati anche nell’area di Tufino: si tratta di corredi funerari recuperati nelle necropoli, che offrono significative informazioni sulla civiltà materiale degli antichi.
Il percorso prosegue con un reparto «rinascimentale » e uno in onore della figura più importante che la Storia abbia partorito in zona: Giordano Bruno, con testi originali e sculture dedicate al filosofo che credeva nell’infinità dell’universo. Inedita sezione è anche quella dedicata al '700 nolano: ci sono dipinti della scuola del Sanfelice e del Vaccaro, restaurati in collaborazione delle soprintendenze di Caserta e Salerno. Non solo: l’esposizione prevede anche due opere rinvenute di recente a San Giuseppe Vesuviano e attribuite a Micco Spadaro, il «pittore della peste» e delle scene dell’epoca di Masaniello a Napoli. Una ‘‘chicca’’ è rappresentata dal primo piano che ospita un vero e proprio museo della riggiola napoletana: quasi 3.000 esemplari che provengono dall’esposizione di un privato appassionato, il dottor Diodato Colonnesi.
|