Quando nel 1927 il narratore, poeta e saggista
inglese David Herbert Laurence, pensatore libero, appassionato amante
dell’Italia, alla ricerca di rivalutazioni degli aspetti naturalistici
della vita, in opposizione alle regole coercitive delle morali. Visitò i
luoghi dell’antica Etruria, attratto dalle città perdute, dalle
necropoli abbandonate nelle campagne polverose, dai resti della storia
di un popolo raggiungibili solo con tortuose strade bianche, a dorso di
mulo. Si spinse nelle allora desolate campagne Maremmane e giunse a
Vulci epicentro della zona e della terra d’Etruria.
Qui venne portato a visitare un misterioso tumulo chiamato dagli
abitanti della zona “Cuccumella” che nel dialetto locale significa un
rigonfio su un piano, una crescenza che straborda da un contenitore.
Questo era l’aspetto di questo monumento.
Trovò un tumulo ricoperto di vegetazione e quasi protetto da intricati
cespugli di rovi, che costringevano a strisciare sotto graffianti
passaggi come lepri, per raggiungere le entrate. Dove due strane sfingi
di pietra stavano di guardia ai lati sopra due muretti.
Tutto intorno erano le mura di base a cerchio per un diametro di 65
metri e per un’altezza di un metro circa. Con 24 grifo di pietra che
sostenevano la terra battuta a cono posta sopra, per un altezza di 20
metri. La quale terra poi caduta nel corso del tempo aveva fatto
prendere alla costruzione l’aspetto di quel rigonfio che era stato
chiamato dagli abitanti della zona Cuccumella.
Due erano le porte d’ingresso, una a levante ed una a ponente, forse una
di entrata ed una di uscita.
Dentro trovò un labirinto di corridoi che descrisse come una specie di
miniera con stretti passaggi che conducevano da nessuna parte (un
labirinto). A volte apparivano delle specie di nicchie nelle pareti.
Cercavano una stanza sepolcrale al centro ma non trovarono niente di
simile.
Quando nel 1829 venne aperto il tumulo da Luciano Bonaparte (principe di
Canino e di Musignano), vennero descritte due stanze al centro, una
rotonda ed una quadrata che si innalzavano verso il cielo come torri e
presumibilmente scendevano nel sottosuolo poi riempite di terra per il
crollo di parte delle due torri.
Sembrava di trovarsi dentro un’antica piramide egitta.
Se questa era una tomba era molto diversa dalle altre, il personaggio
sepolto dentro doveva essere molto importante, ma anche di cultura e
religione diversa, vista la tipologia delle tombe d’Etruria.
Non furono trovate tombe periferiche, niente al centro, solo lunghi ed
interminabili corridoi e cunicoli bui.
Largo 65 metri alto una ventina, con la terra battuta addosso alle due
torri, una tonda ed una quadrata, costruiti con sassi senza muratura. La
punta rivolta verso l’alto, sprofondavano poi nel terreno per altri 20
metri. Delle scale a lato della torre tonda, scendevano giù fino al
fondo, mentre la torre quadrata aveva due aperture. Due porte sul piano
del terreno, (una d’entrata e una d’uscita?). Forse delle assi di legno
a mo di ponte servivano a traversare da una parte all’altra senza
cadervi dentro, durante il labirintico percorso, o forse si doveva
saltare? Forse faceva parte delle prove che si dovevano superare nel
percorso iniziatico? Le torri non avevano nel loro interno nessuna
apparente possibilità di salita o discesa.
Tutto il complesso all’esterno era stato innalzato con pietre di
contenimento e terra di riporto, ma all’interno era stato scavato
direttamente nella roccia. Gli archi e le nicchie erano ben costruiti
con la tipica architettura solida e di bell’aspetto delle costruzioni
Etrusche.
Sulla sommità le torri erano aperte come alla ricerca di cieli lontani…
nell’intenzione di captare e incanalare le energie celesti (quasi come
le antenne radio nel mondo moderno), e i segnali che il cielo mandava.
La parte delle torri che sprofondava nel terreno era alla ricerca delle
energie della grande madre terra. Elementi unificatori, quindi, tra
cielo e terra, questo erano, in una congiunzione di forse energetiche
opposte, come in un matrimonio divino. Operavano una magica
trasmutazione per la “nascita” di energie superiori…(per il sapere, per
la purificazione dell’anima, per la guarigione corporea…).
Un labirinto di cunicoli bui per raggiungere il centro, punteggiato da
soste, con strani animali minacciosi e specie di costellazioni del cielo
disegnati e scolpiti nelle pareti. Forse rischiarati da rare torce, nel
buio e nel silenzio della terra, con incensi e profumi vari magari nelle
nottate più propizie di lune piene o temporali. Tutto questo era come
una chiave d’ingresso, una chiusura di mistero e paura che non
permetteva a chiunque di entrare. Ma era anche un percorso per iniziati
alla ricerca del sacro, del magico e dell’immortalità.
Rappresentante il difficile cammino della vita labirintica e complicata
degli umani, dove ci si perde e si muore, ma secondo il rituale serviva
ad esorcizzare il potere distruttivo del ciclo vita-morte e rinascere a
nuova vita all’altra uscita dove si era accolti nella sfera dei rinati e
delle anime immortali. Anime capaci di esercitare il sacro e con potere
di guarigione, in grado di comunicare con il divino per sapere e
chiedere come una congiunzione tra gli dei e gli uomini…si entrava a
levante e si usciva a ponente?...o viceversa?...
Questo monumento è stato edificato al centro della necropoli di Vulci
ora
nel territorio di Canino. Sul lato sud a circa una cinquantina di metri
troviamo una specie di vasca dove si notano anche dei posti per stare
seduti. È ipotizzabile che vi si potessero fare dei bagni di energie
rigeneratrici una parte forse della grande energia che produceva la
Cuccumella e che era fruibile anche dalle persone più comuni, magari
sotto la sorveglianza e il controllo degli iniziati.
Un po’ d’anni fa sono iniziati dei lavori, con gran numero d’operai,
lavori di ricerca e di recupero. Io speravo di poterne sapere di più di
quest’importante monumento unico nel suo genere. Ma stranamente dopo
aver aperto tutta la struttura, scavato e rimosso parte delle torri e
parte delle strutture è stato chiuso al pubblico e i lavori si sono
interrotti.
Speriamo che riprendano al più presto e speriamo di poterlo includere
tra i monumenti visitabili dal pubblico. Auspicando che si possa sapere
qualcosa in più di questo monumento unico nel suo genere, e di riuscire
a sapere di più di questo per certi aspetti ancora misterioso popolo che
erano i nostri avi Etruschi.
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